Google sotto accusa: gli editori indipendenti denunciano a Bruxelles l’algoritmo AI della Big Tech

Google sotto accusa 

Una nuova battaglia si profila nel già complesso panorama del rapporto tra Big Tech e informazione. Un’alleanza di editori indipendenti europei ha depositato una denuncia antitrust alla Commissione Europea, accusando Google di abuso di posizione dominante. Al centro della contesa, la nuova funzione di ricerca basata sull’intelligenza artificiale integrata in Google Search, che secondo i ricorrenti minaccia la sostenibilità dell’ecosistema editoriale.

La denuncia, formalizzata nei giorni scorsi, segna un passo deciso contro una delle innovazioni più controverse introdotte da Mountain View negli ultimi anni. La funzione “AI Overview” — già attiva in diversi mercati, inclusi gli Stati Uniti — fornisce risposte sintetiche alle query degli utenti, generate da modelli linguistici di ultima generazione. Ma a che prezzo? Secondo gli editori, il nuovo sistema riduce drasticamente il traffico verso i siti di informazione, impoverendo le fonti originali e limitando l’accesso del pubblico al giornalismo professionale.

L’effetto collaterale della sintesi automatica

A preoccupare non è solo il calo di traffico web (e quindi di introiti pubblicitari), ma un’intera trasformazione del rapporto tra contenuti e utenti. Le risposte AI di Google, infatti, vengono visualizzate direttamente sulla pagina dei risultati, scoraggiando il clic verso le fonti originali. Per gli editori, ciò equivale a una forma di “appropriazione indebita” dei contenuti: Google utilizzerebbe i loro articoli per addestrare i suoi modelli, salvo poi trattenere gli utenti all’interno del proprio ecosistema.

Secondo il consorzio dei ricorrenti — composto da testate di diversi Paesi europei, inclusi Germania, Francia, Spagna e Italia — questa dinamica compromette la concorrenza e mina la sopravvivenza del pluralismo informativo. A loro giudizio, Google sfrutta la sua posizione dominante nel mercato della ricerca online per introdurre una tecnologia che, pur presentandosi come neutrale, ha effetti distorsivi per l’intero comparto editoriale.

La Commissione Europea sotto pressione

La denuncia punta a sollecitare un intervento della Commissione sulla base delle norme contenute nel Digital Markets Act (DMA), il regolamento entrato in vigore nel 2023 e pensato proprio per prevenire comportamenti anticoncorrenziali da parte dei cosiddetti gatekeeper digitali. Google è già nel mirino di Bruxelles in diverse inchieste, e questa nuova offensiva potrebbe rafforzare la pressione su Margrethe Vestager, commissaria europea alla Concorrenza.

Non è la prima volta che l’editoria si oppone alle strategie espansive di Big Tech. Già in passato le testate giornalistiche hanno contestato le pratiche di Google e Facebook in tema di indicizzazione, utilizzo di snippet e compensazioni economiche. Ma l’arrivo dell’intelligenza artificiale generativa segna un salto di scala. La capacità di “riscrivere” i contenuti in tempo reale — senza visibilità o controllo da parte degli autori — rende urgente una nuova regolamentazione del rapporto tra AI e proprietà intellettuale.

Una partita aperta

Google, dal canto suo, respinge le accuse e sostiene che l’integrazione dell’AI nella ricerca avverrà nel rispetto delle normative europee, con l’obiettivo di migliorare l’esperienza utente. Ma la sfida è appena cominciata. Se Bruxelles accoglierà la denuncia, si aprirà un’indagine formale che potrebbe sfociare in nuove sanzioni o, come auspicano gli editori, in misure correttive per riequilibrare il mercato dell’informazione.

Il futuro del giornalismo online passa anche da qui: dallo scontro — sempre più aperto — tra la logica algoritmica delle piattaforme e il valore sociale della produzione editoriale.

ALTRI ARTICOLI

Learn how we helped 100 top brands gain success