Vacanze. Riti, mete e nuove tendenze dell’élite lombarda
Quando le temperature iniziano a salire e l’asfalto della città si fa rovente, la borghesia milanese (quella vera, fatta di professionisti affermati, famiglie con pedigree culturale, imprenditori con il gusto del dettaglio … ma non solo) scompare dai Navigli e dal Quadrilatero per riemergere nei luoghi iconici delle sue vacanze d’elezione. Non si tratta solo di turismo, ma di un vero e proprio status rituale: scegliere la meta giusta, nella casa giusta, con le frequentazioni giuste, è ancora oggi una componente essenziale della mappa identitaria della borghesia meneghina (nella foto un cerbiatto in Engadina)
Le “solite” mete, senza tempo
Forte dei Marmi resta regina incontrastata. Qui la borghesia milanese intreccia da decenni i suoi legami, tra partite a tennis al Circolo della Versiliana, cene a base di crudo di mare da Lorenzo o all’Alpemare, e pomeriggi in bicicletta tra ville razionaliste e boutique discrete. Ma Forte non è per tutti: chi ha una casa, magari comprata dai nonni negli anni Settanta, si muove in un circuito a parte rispetto ai nuovi arrivati, spesso etichettati come “milanesi sì… ma parvenues”.
Santa Margherita Ligure e Portofino restano scelte evergreen per chi preferisce un’estetica più “ligure”, sobria e ordinata. Qui conta la barca, anche se piccola ma ben curata, e l’abilità di prenotare un tavolo da Puny senza farlo sapere a nessuno. I milanesi più riservati, ma sempre presenti nelle assemblee condominiali di Corso Magenta, trovano qui la giusta misura tra visibilità e understatement.
Le nuove coordinate del gusto borghese
Negli ultimi anni, però, si stanno affermando nuove rotte, meno codificate ma sempre coerenti con un’idea di esclusività discreta. Pantelleria è un esempio emblematico: isola selvaggia e lontana dalle rotte commerciali, amata da architetti, intellettuali e collezionisti. I dammusi, ristrutturati con cura maniacale, sono diventati il nuovo feticcio estivo per quella parte della borghesia che preferisce l’autenticità al lusso ostentato. Nella stessa schiera di mete di sobria eleganza troviamo le Murge e il Salento in Puglia, le Eolie e le Egadi in Sicilia.
Anche la Grecia, soprattutto le Cicladi meno mondane, come Sifnos o Folegandros, si è conquistata un posto d’onore. Qui si viaggia leggeri, in lino bianco e sandali grezzi, ma l’indirizzo del boutique hotel o della villa minimalista in affitto dice tutto. È la versione “internazionale ma controllata” della villeggiatura borghese.
Chi ama la montagna, minoranza ma ben rappresentata, soprattutto tra i professionisti over 50, continua a scegliere Engadina, Alta Badia o la più recente Valle Aurina, dove si punta al benessere silenzioso tra spa, passeggiate e letture d’élite. Il libro, rigorosamente Adelphi, è parte integrante del paesaggio. Io personalmente (ho superato da un po’ i cinquant’anni…) vado nell’evergreen Crans con qualche breve tradimento verso Chamonix.
Il ritorno dei soggiorni lunghi (e del lavoro da remoto)
Un elemento nuovo, che sta lentamente modificando l’organizzazione delle vacanze borghesi, è il ritorno del soggiorno lungo. Complice il lavoro ibrido o full remote di molti liberi professionisti e manager, la tendenza è quella di trasferirsi per un mese o più nella seconda casa, spesso con una logistica da “smart family”: connessione in fibra, postazione di lavoro panoramica e babysitter a chiamata.
Questo ha ridato valore alle case di proprietà, spesso rimodernate dopo anni di trascuratezza, e ha riacceso il mercato degli affitti di alto profilo. In alcuni angoli del Lago di Como o del Lago Maggiore, si registra un ritorno di milanesi in fuga dalla città, attratti da una villeggiatura “a chilometro contenuto” ma di grande charme.
Se non ci si spaventa a fare qualche chilometro in più, prepotentemente protagonista è sempre la Toscana con la Lucchesia e (nuova scelta top) la Lunigiana.
La borghesia milanese, pur tra cambi generazionali e nuovi linguaggi del privilegio, continua a muoversi lungo coordinate precise: la vacanza non è mai solo evasione, ma un momento in cui riaffermare (silenziosamente…) appartenenze, gusti e orizzonti. Tra la Forte di sempre e la Pantelleria di oggi, la villeggiatura resta un campo d’osservazione privilegiato per capire dove va e come cambia la classe dirigente culturale ed economica della metropoli lombarda.