Intervista a Giampaolo Berni Ferretti –
“Il Terzo Polo un’alternativa liberale, moderata e pragmatica rispetto al bipopulismo muscolare della politica italiana” dichiara in apertura di intervista il consigliere di Municipio 1 di Milano..
Giampaolo Berni Ferretti, storico esponente liberale di Forza Italia, abbandona il partito per abbracciare il progetto di Carlo Calenda. L’ormai ex forzista ha condiviso le motivazioni che hanno portato i Ministri del Governo Draghi in quota FI ad abbandonare il partito. Per Berni Ferretti i liberali e riformisti italiani ora hanno una nuova casa, egualmente equidistante da ambedue i poli, la cui posizione centrale nello spettro politico restituirà serietà e dignità alla politica italiana. L’obiettivo del terzo polo, teso a creare un rassemblement moderato e liberale alternativo al bipopulismo di destra e di sinistra, non si arresterà con le elezioni del 25 settembre, ma implementerà nel lungo periodo la creazione di un partito liberal-democratico europeista.
Intervista a Giampaolo Berni Ferretti
Avvocato Berni Ferretti perché è uscito da Forza Italia?
Il partito è stato folgorato sulla via di Damasco del populismo. Quella che storicamente ha rappresentato la grande casa dei moderati italiani si è appiattita su posizioni estremiste e sovraniste venendo meno alla sua tradizionale natura liberale e atlantista. Vista la mia storia era naturale che io mi unissi ad un progetto pragmatico e nel solco dell’azionismo come quello di Carlo Calenda. Oggi abbiamo le condizioni per ricreare quell’alleanza tra liberali e socialisti riformisti, tra Einaudi e Rosselli, per il progresso economico e sociale del paese.
L’alleanza quasi strutturale di Forza Italia con la Lega ha inciso rispetto a questa sua scelta?
Come dicevo poc’anzi il partito ha abdicato alla sua storia valoriale ed elettorale. Forza Italia è stato sempre un partito istituzionale e di governo. Trovo assurdo il fatto che si sia unito al coro nazional – populista nel far cadere il Governo guidato dall’italiano più illustre al mondo. Non potevo non reagire di fronte a questa situazione.
Quale progetto politico volete introdurre?
Serve una forza marcatamente liberale che recuperi i valori della competitività e della crescita. Di fronte alla sempre più grave crisi economica e sociale dobbiamo assumerci la responsabilità di ricostruire un soggetto riformatore che guardi ai ceti produttivi e ai giovani. Un soggetto che intervenga in maniera significativa nei settori dell’istruzione e della sanità, vero pilastro per la ripartenza del nostro paese. Memori degli errori di questi anni in queste elezioni dovremo presentare all’elettorato una proposta politica nuova, fondata su un recupero di quella antica concezione dei diritti di libertà, tanto cara a Locke, che oggi coincide con la riscoperta del paradigma umanistico in cui l’uomo non è riducibile alla sola veste di consumatore.
In cosa si differenzia Azione rispetto agli altri partiti in campo?
Azione rappresenta un unicum in quanto si pone come la vera novità liberale e pragmatica rispetto ad una sinistra sempre meno riformista e ad una centro-destra egemonizzato da Fratelli d’Italia. Il nostro è un partito riformatore e repubblicano la cui funzione non si esaurisce in questa campagna elettorale. L’obiettivo di lungo termine, assieme agli alleati di Italia Viva, è la creazione di un partito liberal democratico che sostituisca un sistema bipolare sempre più fondato sulla competizione ideologica e non sulle reali esigenze dei cittadini.
Quali sono i vostri principali punti programmatici?
A grandi line le posso dire che vogliamo un’Italia più moderna, sburocratizzata e sostenibile dove ci sia una minore pressione fiscale per famiglie ed imprese. Per competere alla pari con gli altri paesi europei dobbiamo modernizzare e liberalizzare il nostro paese guardando con ottimismo al futuro e rifuggendo sterili ideologie. Si pensi alla vicenda dei rigassificatori e termovalorizzatori cui noi siamo assolutamente favorevoli.
A quali soggetti europei si deve ispirare una nuova forza politica che tenga insieme le culture liberal-popolari?
Ritengo che, anche dal punto di vista degli equilibri europei, ci sarà una riorganizzazione dei rapporti di forza tra le tradizionali famiglie europee. Il gruppo del Partito Popolare oggi è indubbiamente in difficoltà, lacerato dalla competizione tra una componente moderata e una populista. Bisogna guardare a nuovi soggetti: l’alleanza dei liberaldemocratici di Renew Europe ideata da Macron credo sia oggi lo sbocco naturale per chi crede nell’Europa liberale e atlantista. Lo abbiamo messo anche nel nostro simbolo presentato pochi giorni fa: il rinnovamento del Paese non può prescindere da un rinnovamento radicale dell’Europa.