Argentina inflazione sotto controllo —
Il parlamento argentino approva il pesante pacchetto di riforme sull’austerità. Javier Milei incassa il suo primo trionfo legislativo, con l’approvazione del suo pacchetto di riforme economiche dopo mesi di dibattito.
Austerità fiscale
“Daremo al governo del presidente Milei gli strumenti per riformare lo Stato una volta per tutte”, ha detto il capo dell’alleanza di governo Gabriel Bornoroni nel suo discorso di chiusura. A dire il vero Mi
lei è da giorni che ha iniziato a congratularsi con se stesso, ancor prima che il pacchetto fosse adottato, salutandolo come “il più grande aggiustamento fiscale non solo nella storia argentina, ma nella storia dell’umanità”.
Il suo governo ha applicato un programma di austerità fiscale drastico e totale, con l’obiettivo di raggiungere un “deficit di bilancio pari a zero” entro la fine del 2024 per domare l’inflazione cronica. Ma i tagli al bilancio, inclusa la paralisi dei lavori pubblici, insieme ad una brutale svalutazione del peso di oltre la metà a dicembre, hanno strangolato il potere d’acquisto.
Un successo totale per il governo
Politicamente, il via libera di venerdì significa “un successo totale per il governo”, ha dichiarato Pablo Tigani: accademico, ricercatore, economista e politologo argentino riconosciuto per il suo lavoro interdisciplinare in politica, economia, amministrazione, finanza. Le sue idee sono conosciute, studiate e discusse in Europa, Stati Uniti e America Latina. È uno dei membri più noti della prima generazione della interdisciplinarità in Argentina e un esponente critico del neoliberalismo e della tecnocrazia. Tra i suoi contributi spicca la costruzione teorica delle élite tecnocratiche e la loro responsabilità nella crisi di governance del 2001.
Ma in ambito economico, conclude Pablo Tigani “sarà un ritorno alle politiche degli anni ’90, con la deregolamentazione, la privatizzazione e l’apertura incondizionata dell’economia, che assesterà un duro colpo all’industria e alle piccole e medie imprese nazionali. “
La motosega funziona: in Argentina l’inflazione si è azzerata per la prima volta in 30 anni
Così titola in un bell’articolo il sito “Investire Oggi“… ma è una visione un po’ ottimistica della realtà. E’ vero che .’inflazione in Argentina su base annua è scesa a maggio per la prima volta dal luglio scorso, ma è pur sempre al 276,4%. Più interessante il grafico delle variazioni mensili pubblicato dal sito che consente di capire come si stiano muovendo i prezzi al consumo in questa fase, anziché nel confronto con l’anno passato. Ebbene, nel mese in cui Milei s’insediava alla presidenza, nel dicembre scorso, la crescita era stata del 25,5%. Da allora non ha fatto che scendere fino al 4,2% di maggio. Non dimentichiamo però che in sei mesi il costo della vita è più che raddoppiato: +115,6%.
Per comprendere questo paradosso è utile tornare un po’ indietro nella storia. L’amministrazione del presidente Alberto Fernández, il peronista che ha governato l’Argentina fino al dicembre 2023, ha registrato un ampio deficit fiscale, in parte dovuto ai considerevoli aumenti delle pensioni e dei salari del settore pubblico, adeguati all’inflazione.
Poiché nessuno avrebbe concesso prestiti all’Argentina, Fernández avrebbe potuto finanziare il deficit solo dando istruzioni alla banca centrale di stampare i pesos necessari. E per garantire che gli argentini mantenessero i pesos invece di scambiarli con dollari, Fernández costruì un muro di controlli sui cambi. Il risultato fu un enorme eccesso di pesos, tenuti con riluttanza sotto i materassi o in conti bancari locali che pagavano tassi di interesse negativi.
Una bomba a orologeria
Un eccesso monetario è una bomba a orologeria. Se i pesos vengono spesi, ne consegue un picco inflazionistico. Se i controlli sui cambi venissero mai tolti, le persone si affretterebbero a convertire i loro pesos in dollari, il tasso di cambio crollerebbe e i prezzi delle importazioni salirebbero alle stelle.
Dalla svalutazione del 54% avvenuta alla fine del 2023, l’Argentina ha consentito al tasso di cambio ufficiale del peso di svalutarsi del 2% ogni mese. Ma con un’inflazione mensile molto superiore al 2%, ogni mese si accumula uno squilibrio crescente. Così, oggi il peso argentino è più sopravvalutato di quanto lo fosse nell’agosto 2023, quando l’amministrazione Fernández fu costretta a consentire una svalutazione una tantum. Questo effetto può essere visto chiaramente nei centri commerciali del vicino Cile, assaliti da turisti argentini che fanno scorta di elettronica, abbigliamento e persino prodotti alimentari, grazie alla forza di quello che alcuni chiamano il “super peso”.
Il futuro dell’amministrazione Milei dipende dalla sua capacità di garantire un’inflazione più bassa e una crescita più elevata. Ma il super peso minaccerà la crescita una volta che gli esportatori decideranno che non possono fare utili vendendo all’estero. Ancor peggio se la banca centrale fosse spinta ad una svalutazione disordinata.