Riportiamo questo bell’articolo pubblicato a firma di Fiamma Tinelli sul sito msn.com
C’è un tempo per piangere e uno per ridere, un tempo per gemere e uno per ballare. C’è un tempo per gettare sassi, uno per raccoglierli. E poi c’è il tempo per fare un passo indietro, cercare un altrove. Serve spazio, per respirare. Festival di Cannes, montée des marches. Caroline di Monaco arriva alla prima di Killers Of The Flower Moon, l’atteso film di Martin Scorsese. Sul red carpet l’abituale sgomitare di scolli, spacchi, ciglia, brilli, code, riccioli inchiodati e tacchi 12. Lei, no. Caroline Louise Marguerite – sua Altezza serenissima per nascita, principessa per matrimonio – sfila davanti ai fotografi con un paio di pantaloni larghi da ragazzina e una giacchina bouclé. I capelli, serenamente brizzolati da quando ha smesso di tingerli durante i lockdown, non mostrano ombra di piega. Sul viso rughe belle,memori di quel che è stato. Sorride di un sorriso leggero, come chi passa in visita per non essere scortese. Sembra un vezzo (in fondo mica è un’attrice in promozione), è qualcosa di più
RIDURRE GLI IMPEGNI – Caroline è cambiata. Non vuole più essere ovunque, comunque. Dopo tanto apparire, ha deciso di dedicarsi a un privato inseguito a lungo. Solo suo. Riservata, la principessa lo è sempre stata. Non sfoglia riviste, non frequenta i social: «La mia regola è non leggere nulla, nemmeno le lodi». Nelle poche interviste che concede, ama citare Sartre: «La cultura è l’ultima boa contro la solitudine». Figlia di una star di Hollywood e del principe di uno Stato grande quanto una moneta, da bambina sognava solo alberi da scalare a piedi nudi; le è toccato crescere in un castello senza amici e senza tempo, attenta a fare l’inchino agli ospiti («Buongiorno eminenza», disse da piccola al generale De Gaulle, scambiandolo per un cardinale). Andare a scuola, ha rivelato, fu uno choc: «Non ero mai stata insieme con altri bambini. Volevo solo passare inosservata». Lâchez-moi un peu, lasciatemi stare. Bella com’è, dicevano tutti, l’amore le porterà fortuna. E invece. Sposa brevissima di un playboy, Phille Junot, il compagno della vita Stefano Casiraghi gliel’ha strappato via il mare. L’ultimo matrimonio, con Ernst di Hannover, principe tedesco gran frequentatore di commissariati, rehab e ventenni con le mechès, è evaporato anni fa. Nessun divorzio (questioni dinastiche, pare). Per il resto: quattro figli amati, paparazzi, nastri da tagliare e un’intelligenza brillante, dissimulata per protocollo. «È difficile essere sempre gentile?», le chiese BarbaraWalters un giorno di molti anni fa. «Sì».
IL TESTIMONE PASSA AD ALBERTO – Il quiet quitting della principessa è cominciato con l’ascesa al trono del fratello Alberto: meno feste, meno bande, meno tutto. In fondo l’erede aveva messo la testa a posto, l’ex nuotatrice sudafricana pareva cavarsela (pareva), con un po’ di fatica erano arrivati due gemelli. La dinastia Grimaldi, origini guelfe e genovesi, era al sicuro. A obbligare Caroline al dietrofront – e alle feste, e alle bande – è stato l’esaurimento di Charlène, se vogliamo chiamarlo così. Un anno e passa di vacuum denso di mormorii, l’immagine del Principato che traballa (macché reputazione, il punto è il business, bellezza), la stampa scatenata: tocca tornare al comando. SOS princesse, titolavano i giornali francesi.
Charlotte Casiraghi e mamma Caroline di Monaco, come due sorelle al Prix Prince Pierre – guarda
HANNO STRETTO UN PATTO – Quando la moglie di Alberto è rientrata dal suo nevrotico esilio, pare che le due premières dames della Rocca abbiano stretto un patto: a Caroline il Ballo della Rosa e la sovritendenza delle arti, a Charlène tutto il resto, saluti dal balcone compresi.
Arrivederci e grazie. Spazio, finalmente. Alberto si occupa del Principato: Moneyval – la commissione europea per l’antiriciclaggio – raccomanda attenzione, ma dopo il tracollo del Covid il Pil monegasco è tornato a crescere. Charlène, appesantita e nuovamente castana, inaugura Gran Premi fissando il vuoto.
La luce vera viene da Charlotte, bella, inquieta, libera. La madre racconta di averla cresciuta con un motto: «La tradizione è la trasmissione di un fuoco, non la venerazione delle ceneri». Oggi, la torcia è passata di mano. Per Caroline è tempo di un’altra vita. Fatta di pantaloni ampi, di libri, di corse a Parigi quando viene sera. Di un sé che è soprattutto suo. E di capelli grigi, vivaddio. Senza piega. Senza lacca.
Fiamma Tinelli