GIOVANNI BONOMO, LO SGUARDO LUNGO DI UN AVVOCATO VISIONARIO DALLA FORTE PASSIONE CIVILE
In un mondo in cui spesso umanisti e letterari non dialogano con gli informatici e i creativi digitali l’avv. Giovanni Bonomo, promotore culturale animato da una forte passione nel condividere il sapere con il proprio Centro Culturale Candide, si pone come ponte di collegamento tra due mondi apparentemente separati e distanti. Per lascito paterno (www.aldobonomo.it) Giovanni Bonomo sa del sacrificio e dello spirito di servizio che un avvocato deve avere per esercitare con eccellenza la propria professione: spirito di servizio, che però non deve mai andare oltre i limiti umani sacrificando la salute e infine la vita.
Per questo ha compreso, segnato profondamente dalla morte da superlavoro del padre, che il mestiere più nobile e coraggioso, al servizio di nessuno, ma allo stesso tempo di tutti, se si ha successo, è quello dell’imprenditore.
Il Centro Culturale Candide
Le tre C maiuscole del suo Centro Culturale Candide stanno per Creatività, Condivisione, Conoscenza, e segnano non solo un tragitto da percorrere ma anche il modo di procedere: per questo è sempre stato la sede privilegiata di discussioni e incontri culturali tra letterati, musicisti e liberi pensatori. Anche se da anni non apre più le porte del suo elegante salotto letterario in Brera, situato tra la chiesa di San Marco, il palazzo del Corriere della Sera e il liceo Parini, la sua passione di anfitrione e promotore culturale resta, avendo promosso, sempre come Centro Cultuale Candide, artisti, pittori, scultori, scrittori esordienti in vari locali leggendari di una Milano storica che non era più ormai da bere ma da meglio osservare, anzi da ri-scoprire nei suoi vari aspetti storici e artistici che la rendono nota in tutto il mondo.
In fondo la sua Milano è stata anche quella di Beccaria, di Cattaneo, dei fratelli Verri, che vantavano, come il Manzoni, un forte radicamento nel tessuto culturale e civile della città. In continuità del pensiero illuminista, Bonomo diventa un articolista e divulgatore appassionato, anche su temi scomodi e di informazione controcorrente, giornalista indipendente, cultore di poesia (ha dedicato alla madre poetessa Lorenza Franco il sito www.diVinidiVersi.it), sempre attento ai temi più sensibili della società civile. L’uso di Facebook e degli altri social network gli hanno insegnato che chi è solo è sempre in buona compagnia, perché spesso chi si crede in compagnia vive solo di solitudine chiassosa. Non ha quindi fatto grandi sforzi per adattarsi alla Digital Transformation della società, anzi, sembra proprio che il suo destino fosse il digitale: https://ilvelodimaya.eu/bulgaria/la-mia-vita-digitale-per-condividere-il-sapere/.
Il diritto dell’informazione e dell’informatica
Giovanni Bonomo ha vissuto del resto quegli anni di transizione non solo tecnologica in cui nasceva, diventando materia universitaria, il diritto dell’informazione e dell’informatica, che già era il titolo di una preziosa rivista a cui era abbonato nello studio legale paterno. Poi arrivano la DLT tecnologia di registro distribuito, più nota come blockchain, la criptofinanza, che si afferma a partire dal Bitcoin, infine l’avvento della AI Intelligenza Artificiale, aspetti tutti di un nuova realtà emergente nel Pianeta a cui Bonomo di appassiona non solo come giurista ma anche come imprenditore.
Di recente ha scoperto Dubai e gli Emirati, una parte del mondo in continua evoluzione che anticipa il futuro, diventando Italian Certified Advisor IICUAE, abilitato a offrire consulenza legale e fiscale alle aziende italiane che vogliono espandersi internazionalmente partendo da Dubai, Emirati e Arabia Saudita.
Come imprenditore digitale Bonomo ha imparato che bisogna sempre mirare alla Luna, volando alto col pensiero, anche al cospetto di chi te la indica col dito medio, solo così si raggiungono le più alte vette. Non a caso l’espressione to the moon indica il valore delle criptovalute che va fin sulla luna e il cui prezzo va fino alle stelle.
Intervista all’avv. Giovanni Bonomo
In uno dei Suoi articoli sostiene che così distanti sono la cultura umanistica-letteraria e quella economica-finanziaria e che Lei si pone come ponte tra questi due diversi mondi: ci può spiegare meglio?
“Sembra un dialogo impossibile, in effetti, perché chi è umanista e letterato dimostra una notevole ignoranza tecnologica e, viceversa, chi è aduso a districarsi nel marketing e ha conoscenze digitali dimostra una notevole ignoranza umanistica e letteraria. Questo anche perché prevale, nell’attuale contesto multimediale, il visivo sull’auditivo, perché il video funge da motore del cambiamento, come dimostra il fenomeno di Tik-Tok, sorta di Twitter (che ora si chiama X) visivo con minivideo flash in grado di impressionare e catturare l’attenzione immediata del navigatore in Internet. La mia doppia anima di umanista e di imprenditore digitale mi rende non difficile conciliare la cultura umanistica con quella finanziaria e di marketing, ma per i più purtroppo non è così. Collaborando con riviste di arte e cultura mi rendo conto di questa dicotomia che sembra irrimediabile di chi è dedito alla letteratura e di chi è viceversa dedito alla navigazione in Internet e usa lo smartphone per informarsi: così come Internet distrae dalla lettura dei libri, così i libri possono distrarre dall’approfondimento digitale per usare bene in modo produttivo la Rete. Ma un giusto equilibrio imporrebbe di essere scaltri nell’uso di Internet in mobilità e delle App senza sacrificare quella spiritualità autentica unita alla cultura che solo la lettura di buoni libri può dare”.
Pensa di riaprire il Suo salotto Candide CC prima o poi?
“Non lo escluderei del tutto, se la mia vita avesse una svolta e potendo vivere in una casa accogliente e più ampia di quella attuale, adibita più a studio legale e laboratorio di pensiero critico, una nuova dimora insomma non necessariamente collocata in Brera, e magari nemmeno nell’amata Milano. Ma la quiete di una vita agiata e senza problemi di lavoro, se raggiungessi mai questa meta, non significherebbe mai un’inerzia intellettuale, perché il c.d. tempo libero mi consentirà anzi di dedicarmi a molte attività ora quiescenti o abbandonate da riprendere e sviluppare, tra le quali anche il ricevere artisti e promuovere talenti, ricominciando quindi le mie entrèe des artistes. Del resto il Centro Culturale Candide non si ferma, si reinventa e continua la sua missione nell’attuale trasformazione digitale della società, resta sempre l’officina di pensiero che esprimo sui social e negli articoli non giuridici su fatti di cronaca anche geopolitica per un giornalismo indipendente e non asservito ad alcun editore”.
Cosa è per Lei la curiosità intellettuale?
“Per me curiosità intellettuale significa intelligenza ma anche passione civile. E la passione civile porta necessariamente alla politica. Perché il fare politica dovrebbe essere l’attività più nobile e degna dell’eticità umana per la costruzione di ogni società civile, ma oggi il primato della politica si è tradotto nel primato del certo politico, che umilia le professionalità, le soggettività libere, il lavoro produttivo, a volte la stessa cultura. Per questo anche il giornalista indipendente fa politica, una sana politica, senza essere pennivendolo al servizio di questo o quel potere come purtroppo dobbiamo oggi vedere nella maggior parte del giornalismo soprattutto televisivo. Ma ciascuno di noi può fare politica impegnandosi per quel poco richiesto dalla coscienza civile e dalla nostra Costituzione in una bellissima frase scolpita nell’art. 4 comma 2 che giova ripetere: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” L’importante è avere curiosità intellettuale e poter avere pensiero libero e critico”.
Lei sostiene la lettura, in particolare dice che solo quella di buoni libri può salvare il mondo; in che senso?
“Nella mia visione neoilluministica sostengo che la conoscenza e la cultura non possono convivere con la malvagità, che nasce solo dall’ignoranza.
In https://avvbonomo.blogspot.com/2019/03/lempatia-alla-base-di-ogni-convivenza-e.html sostengo che l’empatia, il sapersi mettere nei panni dell’altro – che è l’opposto del narcisismo, patologia individuale e anche piaga sociale – può salvare il mondo e la umanità dalle guerre e dall’autodistruzione. In un mio post su Facebook proposi di allestire un circolo di lettura in ogni condominio, anche se la custode del nostro stabile non sarà mai come Renée di L’eleganza del riccio, il romanzo di Muriel Barbery: solo la cultura può salvare questo mondo governato da interessi che non hanno nulla a che vedere con l’umanità e la salute dell’anima”.
Che cosa pensa della AI e in particolare di ChatGPT con riferimento alla creatività che prima si pensava essere prerogativa solo umana?
“Penso che viviamo ormai in un mondo dalle infinite possibilità perché dominato dalla tecnologia, per alcuni demonizzata e per altri, come il sottoscritto, esaltata come salvifica, nell’interesse dell’uomo, se non lasciata al controllo di pochi che la usano a discapito di molti. Che le possibilità siano infinite, come gli infiniti mondi di Giordano Bruno, è dimostrato dai cambiamenti inimmaginabili che abbiamo avuto in questi ultimi anni – nella tecnologia, nell’astronomia e in fisica dei quanti – avendo la realtà superato l’immaginazione. De l’infinito, universo e mondi è il terzo dialogo filosofico che Filippo Bruno, in arte Giordano Bruno, pubblica a Londra nel 1584, chiudendo il ciclo dei dialoghi cosmologici londinesi intrapreso con La cena de le ceneri e proseguito con De la causa, principio et uno. Bruno sembra eliminare la differenza tra creato e creatore come lo intende la teologia pur riconoscendo in Dio la “causa” e il “principio” di tutto. Noi siamo invero partecipi della realtà che viviamo ma anche creatori della stessa, ci dice il filosofo nolano. Che ci siano opere originali e creative prodotte dall’Intelligenza Artificiale non ci deve stupire. Dopo il fenomeno di CahtGPT, che ha dato il via a un profluvio di nuove AI App che creano video e fanno cose che prima ritenevamo impensabili, l’Intelligenza Artificiale, con i suo algoritmi di machine learning , è in continua evoluzione”.
Siamo entrati in una nuova era di transumanesimo e di superevoluzione umana tramite la AI?
“A differenza delle altre specie viventi, l’evoluzione di Sapiens si è giocata all’interno di una nicchia tecnoantropoecologica, in cui il dato naturale è stato sottoposto a processi ininterrotti di alterazione e adattamento. Ciò che Madre Natura non ha voluto concederci, lo stiamo conquistando da soli perché stiamo pian piano ricostruendo il progetto del nostro corpo biologico. E quando di un dispositivo si conosce esattamente il funzionamento, è possibile intervenire con efficacia per riparare i guasti. Se poi i singoli pezzi risultano irrimediabilmente compromessi è possibile sostituirli con artefatti che ne suppliscano le funzioni. Si apre così il grande tema dello human enhancement: quando conosco a fondo una macchina, posso intervenire su di essa non solo per riparare un guasto, ma anche per potenziarne le prestazioni, aggiungendovi migliorie non previste nel progetto iniziale.
Il termine transumanesimo significa che siamo ormai prossimi a una trasformazione radicale che, grazie al progresso scientifico, ci condurrà nel giro di alcuni decenni a trasformarci, andando oltre l’umano, in una nuova specie, come dico nello scritto Il salto oltre la specie. Voglio dire che ci sarà una metamorfosi resa possibile dall’alleanza tra una conoscenza scientifica sempre più capace di penetrare i misteri della natura e un’abilità tecnico-manipolativa sempre più sofisticata. Un’umanità infinitamente più intelligente, non più vulnerabile, più longeva, più ricca, dotata di capacità sensoriali estese e di una fisicità potenziata”.
Un Suo articolo parla della politica dell’impossibile, riferendosi al suo impegno civile e al Suo Candide CC, ci vuole spiegare meglio?
“In un mondo in cui gli allineati e gli schierati, i conformisti e gli omologati, sembrano avere sempre il sopravvento, Candide tiene duro, rivendica i princìpi e l’idealismo che lo animano e hanno sempre contraddistinto il proprio agire – per la cultura, la salute pubblica, il sociale, il libero e critico pensiero – al di FUORI di ogni schieramento e di ogni Parlamento ma DENTRO la società civile. Nel mio dialogo con la scomparsa madre, parlo di ideologia e utopia. https://avvbonomo.blogspot.com/2023/01/ideologia-e-utopia-dialogo-con-lorenza.html. L’uomo tende all’infinito, creando le divinità e le religioni, perché vive di limiti, dai quali vorrebbe affrancarsi, soprattutto non accetta la fine della vita. Lorenza Franco considerava tutte le ideologie destinate a fallire, riferendosi in particolare al comunismo e la fascismo, perché portano al pensiero assolutista e alle dittature. Ed io le precisavo, di rimando, che gli uomini hanno ancora legittime aspirazioni e nobili ideali, più che ideologie, che hanno segnato la storia, essendo scolpite nelle carte costituzionali e nei trattati. Per quanto mi riguarda preferisco essere visionario e utopista, più che ideologo. L’ideologia condiziona le azioni mentre ľutopia le ispira conferendo loro un senso. La dimensione utopica è tanto anti-ideologica quanto anticonformista, come lo era la compianta madre poetessa Lorenza Franco. E per questo risulta molto pratica, contrariamente a quanto si dica. Infatti autorizza molte più azioni di quante ne autorizzi ľideologia e persino ľanarchia.
Questa Utopia ha ormai più di trent’anni e resta incompiuta, si chiama Creatività, Condivisione, Conoscenza, le tre C di Centro Culturale Candide. Corrisponde a quella di coloro che urlarono Libertà, Uguaglianza, Fratellanza. Utopia spesso negata allo stesso tempo in cui viene proclamata”.
Intervista a cura di Francesca Lovatelli