Riportiamo quanto pubblicato dall’Agenzia ANSA: “Potrei riempirvi di titoli di piani e progetti che ricordano i piani quinquennali dell’Unione sovietica, scusate la battuta”. Così il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, fra ironia e sarcasmo al meeting di Rimini sulla parte del Pnrr relativa alla formazione. Giorgetti ha aggiunto che “abbiamo fatto un’enorme fatica” per estendere Industria 5.0 “rispetto ai diktat di Bruxelles”, e che anche nel “nuovo Patto di stabilità, il pensiero lungo non è adeguatamente valutato e ci costringe a decisioni di politica di bilancio inevitabilmente di corto respiro”.
Dibattito Giorgetti – Gentiloni
Nel dibattito creatosi con Paolo Gentiloni dopo il meeting di Rimini, il ministro Giancarlo Giorgetti aveva appunto esordito con ”Nel mitico Pnrr abbiamo svariati miliardi per l’upskilling, il reskilling o il progetto Gol, il piano nazionale competenze. Potrei riempirvi di titoli di piani e progetti che ricordano i piani quinquennali dell’Unione sovietica, scusate la battuta”,
Paolo Gentiloni dal canto suo non accetta questa interpretazione, anche se scherzosa e volutamente provocatoria e ribadisce “Il nuovo patto di stabilità ha un impulso a lavorare su medio e lungo periodo: parliamo di un piano pluriennale di 4-7 anni, che diversi Paesi devono presentare nelle prossime settimane alla Commissione. L’Italia ha avuto dei buoni livelli di crescita, non mi metterei a fare grandi elucubrazioni sulla differenza tra la crescita in Italia e la crescita in Francia, perché sono veramente molto simili, una cosa è certa e cioè noi abbiamo in particolare più di altri Paesi da tenere insieme la necessità di spingere la crescita e la necessità di controllare il debito pubblico”
Il parere di Alessia Potecchi
Il Ministro Giorgetti che parla dei piani del PNRR paragonandoli a dei piani sovietici dovrebbe pensare a come realizzarli nel più breve tempo possibile e rispettando le scadenze che sono state concordate e dovrebbe ricordare come il nostro Paese debba essere grato all’Europa che, con una decisione storica in un momento drammatico come quello del Covid ha deciso di fare debito comune e l’Italia è il Paese che ha beneficiato del maggior numero di risorse. Mi sembra direi più che normale che Bruxelles monitori i passaggi di realizzazione del piano e se le risorse erogate vengano effettivamente utilizzate nel modo corretto e costruttivo: altroché metodi sovietici.
Il PNRR va realizzato in tutte le sue parti e rappresenta un tassello fondamentale per il rilancio del Paese e per il suo sviluppo economico. È comprensibile che si preferisca spostare le scadenze o rallentare la realizzazione delle opere perché le risorse del piano vengono calcolate nel deficit e nella spesa pubblica su cui Bruxelles vigila con attenzione anche in vista dell’applicazione delle regole del nuovo Patto di Stabilità. E se venisse spesa tutta la somma destinata all’Italia entro la scadenza, bisognerebbe diminuire altre uscite per rispettare i parametri concordati con l’Europa.
Il Ministro Giorgetti, inoltre, deve preoccuparsi per l’imminente stesura della Legge di Bilancio spiegando bene dove andrà a reperire le risorse e illustrare il piano di bilancio per il rientro del deficit e del debito, che dovrà concordare con l’Europa entro il prossimo 20 settembre.