Se nel mondo precedente era buona abitudine aspettare la mezzanotte per brindare ai compleanni, adesso lo facciamo per le canzoni nuove del venerdì. E in un anno (e passa) di Pandemia non se n’è vista molta di nuova musica, balconi e Sanremo a parte. Ma in queste settimane sono usciti degli album attesissimi, tra cui Coma Cose, Franco 126 e Achille Lauro. E in un momento così confuso in cui non sappiamo in che direzione stia andando il mondo, forse per una volta la nuova musica del venerdì ci salverà.
Coma Cose, quando il sogno diventa realtà
Da quel negozio di scarpe in Ticinese, nella Milano degli shop vintage e delle birette in Colonne, Fausto e California ne hanno fatta di strada. Era il 2017 quando l’inverno ticinese, titolo del loro primo EP, ci scaldava i cuori nella fitta nebbia meneghina. Nelle loro canzoni non sono mai mancati i riferimenti alla città e al loro modo di viverla, underground e cosmopolita. Certo, perché se vivi a ridosso di Darsena e Navigli non puoi non conoscere dei must di Milano Sud come “l’ultima birra da Peppuccio”, l’arancina alla “Vucciria” e il frequentatissimo 14 per Lorenteggio. Infatti, nei loro testi società moderna e quotidianità si specchiano nell’immaginario collettivo di una Milano riconoscibile per chiunque oggi abbia tra 20 e i 30 anni. Adesso, però, la coppia artistica è cresciuta e il loro nuovo album è una scelta fuori da ogni logica commerciale. Sì, perché realizzare un album di soli 6 brani e senza featuring è un bel rischio in un 2021 senza certezze. E invece “Nostralgia”, uscito lo scorso 16 aprile, è proprio il gioco di parole di cui avevamo bisogno: un album romantico e intimo, che racconta l’anno trascorso in cui abbiamo messo in stand-by il futuro e abbiamo riavvolto il nastro della nostra vita in un film di ricordi. E sì ragazzi, ascoltando il vostro disco ci è venuta proprio un botto di nostalgia.
Franco 126, un romantico a Trastevere
Chiamare un album “Multisala” in tempi di distanziamento sociale è un gran coraggio. E forse Franco aveva solo bisogno di uscire dalla sua Stanza Singola e tornare a condividere gli spazi. Perché lui è sempre lì: in giro per il quartiere, in mezzo a quei 126 gradini, in un cinema vuoto con gli amici di una vita. Eppure questo disco ci dà la consapevolezza che Franco non è più quello di prima, ma il ragazzo di Trastevere è artisticamente cresciuto, sia nei testi che nella musica e negli arrangiamenti. È svanita la narrazione contemporanea del 19 che non passa e delle sbronze infinite in giro per la capitale: Franco alza l’asticella ed esce dal raccordo parlando a tutti con un linguaggio questa volta davvero universale. In attesa che il rumore dei bauli in piazza faccia effetto così da poterlo ascoltare finalmente live, lui potete trovarlo al Bar San Calisto in mezzo alla sua gente. Perché in questo momento c’è bisogno di certezze, proprio come la sua musica lo è per noi.
Achille Lauro, ci hai messo davvero in difficoltà
Trap, musica elettronica, rock, pop, punk, ballad, swing: non sai mai cosa aspettarti quando si parla di lui. Da quando è arrivato alla grande ribalta con “Rolls Royce”, Lauro è diventato l’artista più contemporaneo sul panorama italiano. Sì, perché essere contemporanei significa spaziare tra i generi, non impantanarsi in un’unica narrazione, ma evolvere continuamente.
Brano dopo brano, disco dopo disco. E “Lauro”, il suo ultimo album uscito lo scorso 16 aprile, è ancora una volta tutto il contrario di tutto. Forse però abbiamo un’eccezione: in questo disco l’artista romano cerca di mettere più a nudo sé stesso, seppur conservando stile e citazionismo di sempre, ma senza nascondersi più dietro i suoi mille volti. Un album da ascoltare tutto d’un fiato, che ci travolge come un fiume in piena, lasciandoci senza punti di riferimento. E allora non ci resta che ascoltarlo ancora. E poi ancora una volta. Perché anche se non ci abbiamo capito molto, proprio non riusciamo a smettere. Alla fine l’unica cosa che sappiamo con certezza è che almeno la metà dei brani entreranno nelle nostre playlist su Spotify, perché Achille Lauro si è superato anche questa volta.
FASK & Willie Peyote, Margherita Vicario e Vasco Brondi: gli altri nomi di questo venerdì
L’accoppiata Fast Animals & Slow Kids e Willie Peyote è un featuring che era nell’aria da tempo. Un brano che non aggiunge nulla di nuovo al loro repertorio, ma è una certezza per i fans dei rispettivi artisti. Risuona forte, invece, il “Come va?” gridato da Margherita Vicario, che riesce perfettamente a descrivere la nostra vita di ogni giorno da un po’ di tempo a questa parte, muovendosi ancora in un limbo tra indie ed elettronica che non ci dispiace e ci fa muovere anche il fondoschiena. Vasco Brondi, infine, è il caso di chi è ancorato ad uno storytelling forse ormai trascorso da 10 anni. In questo contesto è importante preservare sé stessi e rendersi riconoscibili, ma lo è ancora di più evolversi e fare dei passi avanti. Non c’è differenza tra quest’ultimo brano e quelli che abbiamo apprezzato nel progetto “Le Luci della Centrale Elettrica”. Questo, purtroppo, è un tentativo troppo misero di innovazione. A conti fatti, però, non ci dispiace nemmeno lui. Perché la verità è che un anno di Pandemia non ci ha cambiati e abbiamo ancora tanta voglia di concerti. Oggi più di prima, comprare un biglietto per un concerto che non sapremo mai se si farà o meno, è davvero un gesto da ultimi romantici.