“L’HISTORE DE MANON”, PASSIONE E MORTE AL TEATRO ALLA SCALA
— di Chiara Pedretti —
La stagione di balletto del Teatro alla Scala si conclude con uno dei cosiddetti “classici-moderni”: L’Histoire De Manon, la versione a balletto dell’opera lirica Manon Lescaut, musica di Jules Massenet, coreografato da Kenneth McMillan del 1974 per le due étoiles del Royal Ballet, Antoinette Sibley ed Anthony Dowell.
“Classico-moderno” perché, nonostante la linea perfettamente classica della coreografia, il balletto appartiene ad un coreografo della seconda metà del ‘900, quindi risulta svecchiato da quella patina che rende il repertorio più antico ormai superato. In particolare i lavori del coreografo inglese (1929-1992) si distinguono per una grande dinamica, tanta recitazione e per niente tradizionali. Nella sua lunga carriera, ha coreografato quasi sempre storie di grandi passioni: oltre a Manon, Romeo e Giulietta (1965) e Mayerling (1978) costituiscono il suo trittico più famoso, tanto da venire definito “il poeta della passione”.
Manon è stato rappresentato diverse volte in Scala, trovando in Alessandra Ferri la sua interprete più significativa: indimenticabile in coppia con Julio Bocca, le caratteristiche attoriali dei lavori di McMillan si sono sempre rivelate congeniali per la coppia d’oro italo-argentina, tanto rimpianta in questi ruoli.
La storia dell’ingenua Manon, che arriva dalla campagna nella grande città per seguire il fratello Lescaut che vive di espedienti, e viene traviata dalla vita e dalle illusioni del lusso e del benessere è ancora molto attuale. Quante ragazze si vendono al miglior offerente, abbagliate dall’idea di una vita senza pensieri? Manon però si innamora davvero del giovane Des Grieux, un comunissimo ma spiantato studente, che non può offrirle molto se non un amore senza riserve. Quando il ricchissimo Monsieur G.M. mette gli occhi su di lei, istigato da Lescaut che non esita a vendere la sorella, questi la ricopre di pellicce e gioielli, e Manon non resiste, gettando nella disperazione il povero Des Grieux. In fondo è davvero innamorata: infatti cerca di far guadagnare un po’ di denaro al suo studente, invitandolo a sfidare a carte il suo protettore e fornendogli un mazzo truccato: peccato che il riccone si accorga del trucco e, forte del suo potere, faccia prima fucilare Lescaut e poi deportare Manon in Louisiana, colonia francese nel ‘700, con l’accusa di prostituzione. Il Terzo Atto, terribilmente toccante, vede l’arrivo di Manon in America con Des Grieux che non l’ha mai abbandonata e che non esita ad uccidere il suo carceriere, di cui era evidente oggetto di desiderio. Nella fuga, una Manon malata e ridotta in fin di vita, muore fra le braccia di un disperato Des Grieux, che l’ha amata fino alla fine.
Una storia drammatica e di grande intensità, che necessita per forza di grandissimi interpreti, sia dal punto di vista tecnico che recitativo. Reece Clarke dal Royal Ballet di Londra, è al debutto a Milano come Des Grieux in coppia con una Manon di casa, Nicoletta Manni. Scozzese di nascita ma formato e cresciuto artisticamente al Royal Ballet, dove ovviamente si vive a pane e McMillan, il 29enne d’oltremanica incanta il pubblico senza riserve: bello e bravo, fisicamente attraente, con un bel visto dai lineamenti dolci, tecnicamente impeccabile; dal punto di vista del personaggio non è male, anche se suo il ruolo imporrebbe una carica interpretativa maggiore. Nicoletta Manni è una bella Manon tecnicamente, ma come è sua caratteristica, sempre un po’ contenuta: appassionata fino ad un certo punto, tragica fino ad un certo punto, poco sfacciata ed accattivante, troppo fine come prostituta. Si lascia guidare benissimo da Clarke, che la gira come vuole, ed il risultato è d’effetto. Lescaut è Nicola Del Freo, Primo Ballerino scaligero, come sempre tecnicamente ineccepibile con una bellissima elevazione; deliziosa ma non proprio spudorata, per quanto sempre ottima, in coppia con lui, un’altra Prima Ballerina locale, Martina Arduino, ma è talmente dolce e di suo che il ruolo della prostituta senza freni non le rende giustizia. Il Corpo di Ballo, a parte le solite sbavature, più o meno va: un titolo da non perdere per la complessità dell’opera, sia tecnicamente che fisicamente.
Teatro alla Scala
Piazza della Scala, Milano
Fino al 18 Luglio, ore 20
Biglietti da EUR 20,00 a EUR 150,00
www.teatroallascala.org