“Gig Economy” —
— di Federica Di Bari —
L’ambito della direttiva
Gli Stati membri dell’Unione europea hanno finalmente approvato la direttiva sui diritti dei lavoratori mediante piattaforma digitale della cosiddetta “Gig Economy” – un modello economico basato sul lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo – tra cui rientrano non solo i rider, ma anche altre categorie come tassisti, lavoratori a domicilio o babysitter.
Il lavoro mediante piattaforme digitali è una modalità lavorativa relativamente nuova, in base alla quale una piattaforma online (come un sito web o un’applicazione) abbina la richiesta di un servizio da parte di un cliente con la prestazione di lavoro retribuito da parte di una persona fisica.
Solo all’interno dei confini europei, questa categoria conta circa 30 milioni di lavoratori, ma si prevede che la cifra possa subire un rapidissimo aumento.
Le tempistiche
Il Consiglio UE Ambiente di Lussemburgo ha confermato l’accordo raggiunto l’11 marzo 2024, introducendo nuove norme per migliorare le condizioni di lavoro per chi opera sulle piattaforme online e regolando per la prima volta l’uso degli algoritmi sul posto di lavoro. Astenuta solo la Germania. Dopo mesi di negoziati e un accordo preliminare in primavera, il Consiglio ha annunciato che la direttiva sarà firmata dal Consiglio e dal Parlamento europeo e entrerà in vigore dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE. Trattandosi di una direttiva e non di un regolamento, gli Stati membri avranno due anni per adeguare le loro leggi interne alle nuove norme comunitarie.
I contenuti
Punto centrale della direttiva è rendere più trasparente l’utilizzo degli algoritmi delle piattaforme digitali per la gestione dei lavoratori, garantendo che i sistemi automatizzati siano monitorati da personale qualificato e che i lavoratori abbiano la possibilità – e il diritto – di contestare le decisioni assunte unicamente tramite sistemi automatizzati.
Ma non è tutto. La direttiva aiuterà a determinare correttamente lo stato occupazionale delle persone che lavorano per le piattaforme, permettendo loro di beneficiare di tutti i diritti dei lavoratori previsti dalla legge. A tal fine, gli Stati dovranno garantire una presunzione legale di occupazione, che mira di contrastare il fenomeno del “lavoro autonomo fittizio”, che si verifica quando un soggetto, qualificato come lavoratore autonomo, è in realtà subordinato all’autorità del committente di impartire direttive sul lavoro, in termini di tempo e luogo.