In un’Europa attraversata da transizioni tecnologiche, energetiche e sociali, l’equità finanziaria diventa sempre più urgente

Madrid 2025: diritti, legge e innovazione per una finanza più giusta 

— di Annachiara De Rubeis — 

Cosa significa, davvero, partecipare al mercato? E quanto conta, oggi, avere voce in un’assemblea di azionisti se si è in minoranza? A Madrid, il 12 giugno 2025, presso la sede dello studio Cremades & Calvo-Sotelo, la International Investors’ Conference ha provato a rispondere proprio a queste domande. In un’Europa attraversata da transizioni tecnologiche, energetiche e sociali, la questione dell’equità finanziaria — e della reale accessibilità al capitale — diventa sempre più urgente.

Il titolo dell’incontro, Empowering Minority Shareholders and Advancing Individual Investor Rights, è già una dichiarazione di intenti: si può (e si deve) pensare a un mercato che non solo tollera, ma promuove l’inclusione. Un mercato dove la legge, la trasparenza e la tecnologia collaborano per ridurre le disuguaglianze, e dove ogni investitore – anche il più piccolo – ha il diritto di contare.

Le regole come garanzia di futuro

Tra i relatori, ha avuto un ruolo centrale Javier Cremades, giurista e avvocato tra i più autorevoli nel panorama europeo. È fondatore e presidente dello studio che ha ospitato l’evento, con sedi tra Europa e Americhe, nonché segretario generale di AEMEC e presidente della World Jurist Association, la più antica associazione internazionale di giuristi. Una catena logica che evidenzia come il diritto sia molto più che un insieme di regole: è la struttura invisibile che tiene insieme la fiducia collettiva nei mercati.

Non si tratta di un formalismo da giuristi, ma di una necessità concreta. Quando i meccanismi di controllo e rappresentanza sono solidi, quando i diritti di chi possiede anche una sola azione sono rispettati, le aziende funzionano meglio. E le società — nel senso più ampio del termine — diventano più resilienti.

Assemblee digitali: se l’innovazione include, vince

Una delle traiettorie più interessanti emerse dalla conferenza è stata quella della digitalizzazione degli spazi decisionali. Il primo panel ha esplorato come le assemblee online possano diventare spazi di vera partecipazione democratica. Non è solo una questione tecnica, ma culturale. Oggi, votare a distanza non è più un’opzione “di comodo”, ma una porta d’accesso per chi fino a ieri era tagliato fuori, che sia per motivi geografici, economici o semplicemente generazionali.

La tecnologia, però, non è neutra. Deve essere affidabile, inclusiva, regolata, come ricordano anche le voci provenienti dalla Commissione Europea e da BETTER FINANCE. Perché, se è vero che un clic può portare dentro, è altrettanto vero che, senza tutele, può anche escludere in silenzio.

La tutela collettiva come strumento di equilibrio

Il pomeriggio ha offerto un cambio di passo: si è parlato di azioni collettive e di come renderle efficaci anche oltre i confini nazionali. In un’epoca in cui le aziende sono globali, anche i diritti devono esserlo. Proteggere gli azionisti significa anche creare strumenti legali transnazionali per chi, da solo, non può affrontare un colosso. E in questo, l’Europa gioca una partita fondamentale: costruire un diritto unitario che sappia parlare a una pluralità di lingue, portafogli e vissuti.

Quando la finanza si fa cultura

La giornata si è chiusa con un premio simbolico ma eloquente: gli EuroShareholders Awards alle aziende dell’IBEX-35 che si sono distinte per assemblee trasparenti e aperte. È una scena che dice molto: la governance non è più solo materia da consiglio d’amministrazione, ma un fatto culturale, persino etico.

E allora ecco il senso di questa conferenza: un punto di svolta, dove diritto, tecnologia e partecipazione si intrecciano non per garantire solo profitti, ma un’economia che assomigli sempre di più alla società che vogliamo costruire. Inclusiva. Accessibile. Responsabile.

In fondo, anche il mercato — come il nostro corpo, come la nostra epigenetica — risponde all’ambiente che lo circonda. E oggi, l’ambiente chiede giustizia, ascolto, evoluzione.

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