Cosa dicono (davvero) le nuove evidenze 2025
Un’anteprima del rapporto congiunto BETTER FINANCE–EFPA su 14mila persone in 10 Paesi: indice medio di controllo a 8,6 su 15, donne leggermente avanti, ma tra pianificazione e gestione quotidiana c’è un gap da colmare con educazione e consulenza di qualità.
Quando si parla di benessere finanziario, la percezione conta — ma non basta. Secondo le anticipazioni del Financial Health of Europeans Report 2025, studio congiunto di BETTER FINANCE ed EFPA Europe, gli europei dichiarano in media un livello moderato di controllo sulle proprie finanze, misurato da un Financial Control Index che si ferma a 8,6 (valori da zero a 15). Il campione — oltre 14.000 rispondenti in 10 Paesi — racconta anche una sorpresa: le donne risultano leggermente più “in controllo” degli uomini. Ma le abitudini di spesa quotidiana smentiscono spesso l’autovalutazione.
L’“indice del controllo”: percezione solida, pratica traballante
Nel dettaglio, il 53% degli intervistati rientra nella fascia di controllo moderato, mentre pochi dichiarano livelli estremi (molto alto o molto basso). Eppure, dietro la sicurezza apparente affiorano incongruenze: l’88% dice di pianificare nel lungo periodo, ma solo il 45% afferma di conoscere davvero la propria spesa media mensile; appena il 28% non resta mai senza soldi prima di stipendio o pensione, e 1 su 10 ricorre allo scoperto di conto per arrivare a fine mese. È la fotografia di un’Europa che si sente organizzata, ma non sempre è in controllo.
Questi risultati di BETTER FINANCE non sono ancora pubblicati in forma integrale (il lancio ufficiale è fissato al 30 settembre 2025 presso il Parlamento europeo), ma delineano già le priorità: alfabetizzazione finanziaria, strumenti semplici per il budget quotidiano e accesso a consulenza qualificata.
Perché contano educazione e “consulenza di qualità”
Il quadro europeo parte in salita. L’ultima rilevazione della Commissione europea sulla financial literacy mostra che solo il 18% dei cittadini UE ha un livello alto di alfabetizzazione; la maggioranza si colloca su livelli medi, con ampie differenze tra Stati membri. Senza competenze di base, anche strumenti digitali evoluti o prodotti di risparmio “user friendly” rischiano di non produrre cambiamenti duraturi nei comportamenti.
In parallelo, i regolatori stanno ripensando l’esperienza dell’investitore retail: nel maggio 2025 l’ESMA ha aperto una Call for Evidence sul “retail investor journey” (dalla comprensione dei rischi al momento della raccomandazione), per migliorare trasparenza, confrontabilità e fiducia. Opinioni e pareri tecnici raccolti durante l’estate confluiranno nelle prossime scelte di vigilanza.
Un tassello cruciale riguarda anche l’offerta di consulenza: EFPA Europe ha superato nel 2025 la soglia dei 100.000 consulenti certificati in 13 Paesi, una base professionale in grado — almeno in principio — di trasformare la pianificazione di lungo periodo in pratiche quotidiane efficaci (budget, cuscinetto di liquidità, gestione debiti).
Il paradosso del controllo: programmare è (molto) diverso da gestire
Le discrepanze tra “pianificazione dichiarata” e “contabilità reale” sono un classico della finanza comportamentale: sottostima delle spese ricorrenti, ottimismo sui flussi futuri, eccesso di fiducia nella capacità di “rimediare” più avanti. Il dato del 45% che non sa stimare la spesa media mensile è il più eloquente: senza un cruscotto base (entrate, uscite fisse, variabili, imprevisti) il controllo percepito evapora quando crescono i tassi o l’inflazione risale. Le indagini europee della Commissione e l’evidenza OCSE ribadiscono che maggiore alfabetizzazione si associa a maggiore benessere finanziario e resilienza.
In questo senso, i numeri preliminari del rapporto BETTER FINANCE–EFPA vanno letti insieme allo scenario macro: consumi in lenta ripresa nel 2024–2025, ma con rischi da tensioni geopolitiche e costi energetici; una cornice che rende ancora più importante la gestione dei piccoli equilibri domestici (risparmio di precauzione, debiti a tasso variabile, assicurazioni).
Donne leggermente avanti: un segnale da interpretare
Che le donne mostrino un indice di controllo un filo superiore può stupire, perché molte ricerche segnalano ancora divari di alfabetizzazione e fiducia. La chiave potrebbe stare nella disciplina di bilancio: gestire con attenzione spese ricorrenti e scadenze può aumentare la sensazione (e la realtà) di controllo anche in presenza di redditi mediamente più bassi. Il tema merita approfondimenti per Paese e fasce d’età nella versione completa del report.
Cosa possono fare istituzioni e mercato (subito)
Le anticipazioni del Financial Health of Europeans Report offrono una “to-do list” concreta:
1) Portare il budget nel quotidiano. App e strumenti “zero attrito” per stimare la spesa media mensile (quella che oggi metà degli intervistati non conosce) e creare alert sui costi invisibili. Per i regolatori, l’obiettivo è standardizzare metriche e disclosure per aiutare il confronto tra prodotti (anche alla luce della strategia UE sugli investimenti retail).
2) Misurare il controllo, non solo la conoscenza. L’indice 8,6/15 è un primo passo. Occorrono indicatori operativi: giorni di liquidità disponibile, quota di spese fisse sul reddito, tasso di risparmio di precauzione. Le evidenze OCSE legano le competenze al benessere percepito e reale: servono obiettivi “misurabili” nelle strategie nazionali di educazione finanziaria.
3) Sostenere la consulenza di qualità. Con 100mila professionisti EFPA attivi in Europa, il potenziale c’è: l’impatto dipenderà dalla capacità di personalizzare (età, reddito, vulnerabilità), ridurre i conflitti d’interesse e coniugare pianificazione e azione (automaticità dei versamenti, micro-accantonamenti, assicurazioni essenziali).
4) Integrare educazione e vigilanza “sull’esperienza”. Il percorso aperto da ESMA sul retail investor journey punta a rendere più chiari raccomandazioni, rischi e costi totali; un perno per trasformare la pianificazione “di principio” in scelte consapevoli e sostenibili nel tempo.
Italia ed Europa: come usare (bene) il segnale dell’indice 8,6
Per banche, assicurazioni, fintech e reti di consulenza, il dato non è un “allarme”, ma un indicatore di opportunità: metà degli europei pianifica, ma fatica nella micro-gestione. Offrire cruscotti di spesa precompilati, piani automatici di risparmio, reminder intelligenti su rate e scadenze vale quanto lanciare l’ennesimo prodotto “innovativo”. Per i media e chi fa educazione finanziaria, il focus non può restare su definizioni e glossari: servono format pratici, esercizi “5 minuti al giorno” e verifiche periodiche. Le istituzioni, dal canto loro, possono coordinare campagne Paese per Paese, a partire dai gruppi più esposti al ricorso sistematico all’overdraft.
Cosa aspettarsi a settembre
Il 30 settembre 2025, a Bruxelles, BETTER FINANCE ed EFPA Europe presenteranno la versione integrale del report in un evento dedicato al financial wellbeing. Oltre ai confronti tra Paesi, sono attesi approfondimenti per demografia (età, genere, reddito) e una metodologia trasparente dell’Indice. In un contesto di lenta normalizzazione economica, saranno elementi preziosi per calibrare politiche pubbliche, prodotti al dettaglio e programmi formativi.