L’imperatore di Marte

Elon Musk si è proclamato Imperatore di Marte e lo ha fatto perché è sia un geniale visionario, sia un burlone. Il CEO di Tesla, SpaceX e Neuralink sta portando a un livello del tutto nuovo il contributo della libera iniziativa privata allo sviluppo di settori che finora erano stati appannaggio di agenzie governative. Questo fatto rischia di fare accendere lampadine che forse mancano di plafoniera. In moltissimi libri, film e videogiochi ci si immagina che il futuro dell’umanità veda il potere statale soppiantato da un’immorale pluto-tecnocrazia corporativa.

SPETTRI E PROBLEMI REALI

La fantascienza ha tra i suoi meriti quello di analizzare possibili vie e conseguenze del progresso, ma le sue critiche non vanno assorbite acriticamente. Essa ci ha regalato sogni, ma purtroppo anche pregiudizi: ancora tendiamo a credere che ogni IA sarà un HAL 9000, che ogni interfaccia neurale ci ingabbierà in un Matrix, che ogni nostra informazione sulla rete alimenterà un Grande Fratello, eccetera. L’eccessivo potere delle multinazionali non dipende dalla loro capacità di affiancare gli istituti pubblici in settori chiave della ricerca. Dipende, piuttosto, dalla mancata capacità degli Stati di cedere un minimo di potere a unioni internazionali che possano regolare eticamente il commercio globale.

SPACEX

SpaceX è nata nella californiana Hawthorne, nel 2002, con l’ambizione di sviluppare tecnologie capaci di abbattere gli esorbitanti costi dell’esplorazione spaziale tradizionale. Nel 2008, il Falcon 1 è stato il primo razzo privato a portarsi in orbita. Da quel momento, SpaceX ha messo in fila un record dopo l’altro. Il risultato più importante è stato il razzo Falcon 9. Con i suoi 70 metri di altezza, si tratta di un vettore molto più piccolo dei suoi predecessori e costituito da due soli stadi. Quello che porta il satellite oltre l’atmosfera non può essere recuperato, ma quello che si inserisce nell’orbita e lo posiziona, la sezione più costosa, è riuscito a tornare sulla Terra intatto nel 2015 e ad essere riutilizzato nel 2017. Sorvolando su stramberie quali il piazzare un’automobile della Tesla in un’orbita eliocentrica adiacente a quella marziana, il razzo Falcon Heavy si è dimostrato davvero potente e le navicelle Dragon sono le uniche costruite da un privato a rifornire di uomini e mezzi la ISS.

IL PROGETTO STARSHIP

Il progetto per la costruzione di un vettore completamente riutilizzabile che sia anche il razzo più grande di sempre è stato battezzato Starship, perché costituirebbe la prima astronave della storia, una macchina in grado di portare in orbita carichi consistenti, ricondurli sulla Terra o portarli su Marte, oltre ad aprire la strada a un sostenibile turismo spaziale. Anche se sono stati posti sotto dei riflettori maliziosi gli inevitabili problemi incontrati da SpaceX durante i primi test, il potenziale del progetto è più che mai concreto.

Purtroppo la Terra è l’unico pianeta davvero abitabile del Sistema Solare, perché gli altri sono semplicemente troppo diversi da essa per ospitarne la vita al di fuori di ambienti chiusi e schermati. Marte, in particolare, è un pianeta la cui scarsa massa e infima attività geologica non consentono la presenza di un campo elettromagnetico capace di difenderlo dai raggi cosmici. Il vento solare ne ha disperso buona parte dell’atmosfera da parecchi milioni di anni. Non concordo con Musk nel credere che un luogo simile possa essere terraformato. Tuttavia, l’umanità di un futuro non lontano potrà ugualmente costruire su Marte e sulla Luna delle basi di ricerca anche grandi, dotate di una popolazione stabile che potrebbe superare i cento individui senza incontrare insormontabili problemi. Vi sono in entrambi questi ambienti, ma soprattutto su Marte, risorse minerarie e chimiche sfruttabili per sopravvivere con successo in colonie di questo tipo e tecnologie come l’idrocoltura e la stampa 3D possono aiutare i coloni a procurarsi in loco ciò che gli occorre. Questi corpi celesti sono i più vicini al nostro pianeta e la loro colonizzazione, lungi dall’essere una risibile fantasia, è un passo inevitabile sulla via di quell’avanzamento tecnologico e scientifico di cui l’industria aerospaziale è sempre stata motore e punta di diamante.

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