Pretty Woman: a teatro la favola di una moderna Cenerentola

“PRETTY WOMAN”, DAL FILM AL PALCOSCENICO
di Chiara Pedretti

La ripresa a pieno ritmo della stagione teatrale è ben chiara al Teatro Nazionale di Milano, dove ha debuttato il musical Pretty Woman: la favola di una moderna Cenerentola, tratta da una delle commedie romantiche più amate di sempre, diretta al cinema da Garry Marshall ed interpretata da Julia Roberts e Richard Gere.

Trasposizione fedele del film cult vincitore di un Golden Globe per la miglior attrice protagonista (Julia Roberts), Pretty Woman – il musical mantiene l’impianto narrativo del successo cinematografico, ma inserisce brani musicali composti apposta dalla leggenda del rock Bryan Adams, testi di Jim Vallance. Ha debuttato a Chicago e poi a Broadway nel 2018 ed è rimasto in scena fino a poco tempo fa; tornerà a calcare il palcoscenico di Amburgo prima e di poi Londra dopo un periodo di sospensione dovuto alla pandemia.

La forza dei sentimenti

Accanto alla tematica sentimentale, che ha di fatto appassionato un pubblico eterogeneo di sognatori, alcuni temi molto attuali sono ancora il punto di forza di questa instancabile storia a metà strada tra Cenerentola e My Fair Lady: la rivalsa di una donna alla ricerca di se stessa e della sua dignità. Il cambiamento di due persone diverse per classe, che non discriminano l’altro ma che si avvicinano l’uno all’altra, la forza dei sentimenti che hanno la meglio su fama e denaro, il superamento delle apparenze in un mondo che non riesce ad andare oltre i preconcetti.

Vivian Ward, giovane prostituta, incontra per caso il ricco, affascinante e senza scrupoli uomo d’affari Edward Lewis, che la assume per tremila dollari per una settimana, come sua compagna. Sembra un normale rapporto d’affari e nessuno sospetta che quella settimana di fatto cambierà le loro vite per sempre: Vivian ed Edward si innamoreranno l’uno dell’altra, sebbene provengano da mondi totalmente diversi.

Pretty Woman. Una versione … all’italiana

La versione nostrana è, come spesso capita, appunto un po’ all’italiana. I brani sono stati tradotti da Franco Travaglio, ma non sempre la nostra lingua scorre bene sulle note di Bryan Adams, come spesso capita quando una canzone nasce in una determinata lingua e viene poi obbligatoriamente adattata ad un’altra. La regia è di Carline Brouwer, insieme a Chiara Noschese, attrice fantastica ma ormai da troppo tempo lontano dalle scene perché dedicata appunto alla parte registica.

Le coreografie, pochissime, di Denise Holland Bethke non sono nulla di che, il corpo di ballo ha poche occasioni per mostrare eventuali qualità; si nota però che non tutte le ballerine sono nella forma fisica che questo lavoro richiede. Belle le scene di Carla Janssen Hofelt ed i costumi di Ivan Stefanutti, molto in linea con il film.

Il cast

Per quello che riguarda il cast, sembra incredibile ma chi risalta maggiormente sono i due secondi ruoli, non i principali: Kit, la migliore amica di Vivian, ed il direttore dell’hotel, che spesso si sdoppia in Happy Man, personaggio non presente nel film. Martina Ciabatti Mennell è una Kit fantastica, con una voce pazzesca, perfettamente nel ruolo, tanto da rubare la scena alla stessa Vivian. Cristian Ruiz inizia nei panni di Happy Man, una sorta di Rafiki de Il Re Leone del quartiere malfamato dove Vivian e Kit “lavorano”, una guida per la comunità di prostitute, senza tetto e tossicodipenti; passa poi all’apparentemente compassato direttore dell’hotel di lusso Mr Thompson allo stilista un po’ pazzerello che cambierà il look a Vivian: presente per tutto lo spettacolo, versatile, entra ed esce in continuazione, canta, danza e recita come un vero performer di musical. Vivian è Beatrice Baldaccini, già vista in diversi lavori e, recentemente, concorrente nello show televisivo All Together Now; senza dubbio il confronto con Julia Roberts è perso in partenza, ma tutto sommato se la cava, anche se non è convincente fino in fondo; qualche stecca dal punto di vista canoro si è sentita. Bella voce, ma decisamente canzoni non nella sua tonalità, ha l’Edward di Thomas Santu: per il resto, abbastanza ordinario, a volte statico.

Nel complesso, un lavoro carino, leggero, adatto alla ripresa del teatro dopo due anni di restrizioni e chiusure, quando si ha solo voglia di tornare a sognare un po’.

Teatro Nazionale

Piazza Piemonte, Milano
Fino all’8 Gennaio 2022
Biglietti da EUR 29,00 a EUR 58,00
www.teatronazionale.it

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