Green Pass e lavoratori: cosa cambia da venerdì 15 ottobre

Aria di cambiamenti in questa prima metà di ottobre: da venerdì 15 (e, ad oggi, fino al 31 dicembre), il Green Pass diventerà obbligatorio anche sul posto di lavoro, inglobando uno dei pochi settori fino ad ora rimasti esenti dall’obbligo di “certificazione verde”. 

Una scelta certamente drastica, che ha spaccato in due l’opinione pubblica, tra entusiasmi e duri scontri. 

Ma al di là delle considerazioni personali, cosa cambia adesso?

Innanzitutto, va detto che l’obbligo di Green Pass coinvolge tutti i settori: dipendenti pubblici, privati, liberi professionisti, e persino chi svolge la propria attività a titolo di volontariato. Nessuno escluso. Un’innovazione di portata piuttosto ampia: per questo, anche le modalità di controllo saranno le medesime.

Green Pass e lavoratori

Un soggetto formalmente incaricato si occuperà di scansionare, tramite app VerificaC19 – progettata e rilasciata dal Ministero della Salute – il QR Code presente sul Green Pass che rivelerà semplicemente nome, cognome e data di nascita del lavoratore e una sorta di “semaforo”, in base alla presenza – o meno – di Green Pass e alla sua eventuale validità su territorio solo nazionale o anche europeo. Non è tutto: in queste ore è in firma un nuovo DPCM relativo alle modalità di verifica del Green Pass, che fornirà ai datori di lavoro ulteriori sistemi automatizzati per rendere il controllo ancora più rapido. 

Semplicità

Insomma, l’applicazione è stata progettata per essere il più semplice possibile, e permettere non solo di accedere alle sole informazioni necessarie, ma anche di non salvare alcun dato personale.
A questo proposito, è bene ricordare a controllori e controllati che la richiesta della certificazione via mail o in forma cartacea (e la sua conseguente, inevitabile conservazione) è del tutto illecita: il controllo potrà avvenire solo ed esclusivamente tramite scansione del codice via app. Una scelta precisa, in conformità al cosiddetto principio di minimizzazione dei dati, in base al quale bisogna trattare i soli dati necessari al perseguimento della finalità: e infatti, l’invio del certificato non è in alcun modo necessario ai fini del controllo, ma è sufficiente verificarne la validità.


In base allo stesso criterio, l’applicazione non rivelerà se il Green Pass è stato ottenuto in esito al tampone, al vaccino o alla guarigione dal virus: un dato “sensibile”, ma totalmente irrilevante, trattandosi di tre presupposti del tutto equivalenti. L’unica differenza riguarda il periodo di validità della certificazione – dalle 48 alle 72 ore per il tampone, ad esempio. Proprio per questo motivo, si consiglia di effettuare i controlli quotidianamente e su tutti i lavoratori, sebbene la normativa ammetta anche la possibilità di controlli “a campione” (ma in misura comunque non inferiore al 20%). 

I controlli

Mettiamo ora il caso che un collaboratore risulti sprovvisto di Green Pass al momento del controllo. Senza possibilità di alcuna deroga, non sarà consentito l’accesso ai luoghi di lavoro, e l’assenza sarà ritenuta ingiustificata (con conseguente sospensione di retribuzione, contributi e maturazione delle ferie), fino alla presentazione di un certificato ritenuto valido. Allo stesso modo, non sarà consentito partecipare all’attività lavorativa da casa in modalità smartworking: in questo modo, si configurerebbe una chiara condotta elusiva della normativa. 

Una posizione sicuramente forte, ma che si spera possa contribuire a debellare – una volta per tutte – il Covid19. 

Un registro

Per facilitare le operazioni di controllo, ed evitare il rischio di incorrere in sanzioni, il datore di lavoro può predisporre un registro nel quale annotare data, ora e nominativo dei soggetti sottoposti a controllo. Uno strumento particolarmente utile, soprattutto se si considera che sono da verificare i Green Pass di tutti i soggetti che transitino dai locali aziendali: non solo dipendenti, ma anche fornitori, collaboratori o società esterne che prestino servizi di qualsiasi natura, dall’impresa di pulizie al corriere che consegna una raccomandata. 

Questa una breve panoramica a poche ore dall’entrata in vigore della normativa. Non mancheranno, certamente, ulteriori precisazioni delle modalità di verifica, che permetteranno di “aggiustare il tiro”.

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