Otto marzo. Battaglie e conquiste. Il parere di Alessia Potecchi

Alessia Potecchi, Responsabile Dipartimento Banche, Fisco e Finanza del PD di Milano Metropolitana, oggi ci parla dell’otto marzo, ma con un taglio molto personale e sicuramente molto propositivo. Perché la parità di genere è ancora molto lontana in Italia e nel mondo.

Intervista ad Alessia Potecchi

“Ogni 8 marzo è l’occasione per fare un po’ il punto su battaglie e conquiste per i diritti delle donne” esordisce Alessia Potecchi ” Quindi ci interroghiamo su cosa abbiamo fatto e sul tanto che c’è ancora da fare. Noi oggi dobbiamo porre maggiore attenzione alla vita concreta delle donne che da sempre si sono fatte carico di un welfare familista a causa della mancanza di servizi. Bisogna investire in nuove politiche  a vantaggio delle famiglie che garantiscano e promuovano pari opportunità. E’ necessario in questa direzione potenziare le norme per poter conciliare i tempi di lavoro e quelli di cura che permettano, in una moderna visione, di restituire all’uomo uno spazio nella vita privata e alla donna uno spazio in quella pubblica proponendo una relazione più autentica nella distribuzione di ruoli e compiti. Investire inoltre sulle donne in campo professionale è una necessità per lo sviluppo del Paese, i dati ci dicono che i Paesi più sviluppati sono quelli dove vi è minore disparità di genere, il lavoro delle donne fa aumentare il PIL e in tutto questo vi è una convenienza economica e pubblica oltre che soggettiva”.

Quali sono i punti che desideri approfondire?

“Le donne guadagnano meno degli uomini, decisamente meno: la legge è uguale per tutti, i contratti pure, ma nel corso della loro vita lavorativa le carriere, le interruzioni, le scelte fatte o subite fanno si che questa parità sia solo apparente. Un rapporto diseguale con il reddito e con l’indipendenza economica accompagna le donne dall’infanzia alla pensione, da quando percepiscono la paghetta a quando smettono di lavorare, se lavorano. Si chiama Gender pay gap : è la differenza che corre, a parità di mansione, tra lo stipendio di un uomo e quello di una donna e da qualsiasi punto venga effettuato l’osservatorio il finale però non cambia  la busta paga delle donne è sempre più  leggera rispetto a quella dei colleghi uomini”.

Insomma, non di può proprio parlare di parità di genere

“Eh, sì, la parità di genere è ancora lontana. Spesso senza essere consapevoli delle conseguenze che ciò comporterà, le donne cadono nel tranello della cosiddetta “segregazione occupazionale”: scelgono cioè lavori più adatti allo stereotipo femminile caratterizzati da retribuzione bassa e scarsa prospettiva di carriera, ma più compatibili con la gestione familiare perché magari garantiscono vicinanza a casa, orari di routine, assenza di trasferte. Il problema non è solo delle donne ma dell’intera economia e della possibilità di ripresa del paese. Le donne non possono più essere il pilastro del nostro sistema di welfare. Vogliono lavorare, vogliono realizzarsi su tutti i piani, vogliono avere figli che oggi spesso non riescono ad avere e vogliono fare carriera in ambito professionale. Anche la politica deve capire che questa è una priorità essenziale per il rilancio del nostro paese se non vuole allontanarsi sempre di più dai bisogni delle donne e dello stesso paese. Oggi sono stati fatti passi in avanti, il nostro punto di riferimento deve essere l’Europa e il mondo dove abbiamo avuto delle nomine importanti e una svolta, le donne si sono fatte valere, la Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, la presidente della BCE Christine Lagarde, la vice presidente degli Stati uniti Kamala Harris e ancora Angela Merkel che ha giocato un ruolo di primissimo piano nella controversia europea giungendo a risultati importanti e difficili. L’Italia deve accelerare il cammino verso la parità di genere, non può essere il fanalino di coda, siamo ancora molto indietro”.

La pandemia

Questi due anni di pandemia hanno acuito il fenomeno?

“Durante la crisi pandemica che è ancora in corso le donne sono quelle che hanno sofferto di più in termini professionali e occupazionali, nel Recovery Plan è in programma il rilancio e la qualifica dell’occupazione delle donne migliorando la conciliazione vita e lavoro con il potenziamento degli asili nido e dei servizi di prima infanzia. L’obiettivo è quello di creare nuovi posti di lavoro da qui al 2026 per raggiungere un’offerta media nazionale del 55%, oggi noi siamo fermi ad un modesto 25% contro la media europea del 35%. Occorre mettere al centro dell’utilizzo delle risorse europee le donne e la questione di genere perché non è più tempo di rimandare. Mi auguro che questo 8 marzo, inserito nel contesto che ancora viviamo, sia un’occasione forte e seria per riflettere e agire e la politica deve essere protagonista di questo percorso”.

Quali comportamenti dovrebbero modificare gli uomini?

“Altro tema legato all’8 marzo è quello della violenza contro le donne che va di pari passo con quanto detto prima. Dobbiamo impegnarci in un forte percorso di sensibilizzazione, a partire proprio dagli uomini e dal loro cambio culturale, per combattere qualsiasi forma di violenza contro le donne. Amore e rispetto perché il problema nasce dagli uomini, oggi occorre che essi siano protagonisti, nella dimensione privata come in quella pubblica, di un cambiamento di mentalità e di comportamento attraverso la totale condanna di ogni forma di violenza. Gli uomini devono essere loro promotori in prima persona di una presa di posizione e di coscienza forte perché il fenomeno della violenza colpisce ancora troppe donne ogni giorno e il dramma della violenza e della privazione del rispetto sta tutto nella sfera maschile ed è lì il luogo dove occorre intervenire ed educare. L’impegno poi  di politica e istituzioni deve essere diretto alla promozione della prevenzione e dei servizi di assistenza per contrastare efficacemente questo fenomeno”.

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