Agnolo Bronzino
— di Luisa Melzi d’Eril —
ALLEGORIA DEL TRIONFO DI VENERE: TRA INGANNO E SENSUALITA’
A chi crede che l’arte sia un passatempo noioso da sorbirsi in mostre e musei, suggeriamo di andare alla National Gallery di Londra. Lì troverete un dipinto dall’interpretazione complessa che anche voi potrete sbizzarrirvi a decifrare. L’opera in questione è L’Allegoria del trionfo di Venere (nota pur come Allegoria con Venere e Cupido) di Agnolo Bronzino (1503-1572).
Venere e Amore
Ad un primo sguardo si riconosce Venere (con il pomo della discordia in mano) che bacia Cupido. Avete capito bene, la madre che bacia il figlio! Se guardate più attentamente, la dea dell’amore ruba la freccia dalla faretra di Cupido, e Amore, con la mano sinistra, sfila il diadema dal capo della Dea.
Inganno e Follia
Di fianco ai due protagonisti intenti a beffarsi a vicenda si nota una graziosa bimba sulla destra del dipinto. Guardatela meglio: tiene in una mano un favo di miele, simbolo delle dolcezze di eros, e nell’altra un artiglio, emblema del veleno. Il suo corpo è per metà umano e per metà serpente; questa creatura mostruosa è l’Inganno. Dalla parte opposta invece si intravede un personaggio che si strappa i capelli e grida di disperazione: ecco la Gelosia d’amore. Brutta bestia, nel vero senso della parola!
Una quinta teatrale
E’ tutta una messa in scena
Bronzino sembra avere un’ossessione per l’illusione; ai piedi del puttino con i petali di rosa (almeno lui simboleggia le gioie di amore) sono raffigurate due maschere teatrali; forse l’artista insinua che in amore nessuno è veramente come appare. E poi tutto lo sfondo sembra una quinta teatrale: un grande telo azzurro, un cielo finto. Vi ricorda qualcosa? Le maschere, i mille volti di Pirandello, lo strappo nel cielo di carta. Chissà, magari anche lo scrittore era stato incuriosito dal capolavoro del pittore.
Tempo e Oblio
Accantoniamo le ipotesi improbabili; il telo è il simbolo del Tempo che Crono (l’omone alato) stende sui personaggi. Ma come diciamo spesso, il tempo guarisce tutte le ferite e infatti, in alto a sinistra, incontriamo l’Oblio, che non ha il cranio e quindi nemmeno la memoria.
Regalo o minaccia?
Alla corte dei Medici (i committenti) ci si divertiva a discutere sulle possibili interpretazioni di dipinti allegorici e criptici, una sorta di passatempo colto… Non dimentichiamo che l’opera era pensata come dono diplomatico per rafforzare i rapporti con Francesco I di Francia: che l’allegoria fosse un avvertimento politico tra le righe?
Omnia vincit amor
A noi rimangono le interpretazioni ipotetiche: l’opera svela i connotati sensuali dell’amore, insinua che oltre le apparenze esso è inganno celato, sofferenza, follia. Ma non dura per sempre, è effimero, il tempo inesorabile lo cancella e il ricordo sprofonda nell’oscurità. Il titolo del dipinto sembra dare la vittoria alla dea sul dispettoso fanciullo, ma è davvero così? Dardo o corona, entrambi perdono qualcosa; tutti infine escono sconfitti, è lui il vero vincitore; il trionfo è dell’amore con la “a”minuscola.