Assoinfluencer: nasce il sindacato per i content creator

Il mercato degli “imprenditori digitali”

Nel XXI secolo assistiamo quotidianamente alla nascita di professioni che, non più tardi di qualche anno fa, non avremmo neanche potuto immaginare.

Tra tutte, quella di influencer non solo sembra essere la più diffusa ma, nonostante ci siano ancora i “negazionisti” che si rifiutano di ritenerlo un vero e proprio lavoro, i nuovi imprenditori digitali sembrano avere parecchio mercato. Si pensi che, solo in Italia, i content creator sono più di 350mila, e hanno un valore di oltre 280 milioni di euro.

Nasce l’Associazione Italiana Influencer

Eppure, questa categoria che si è fatta e continua a sostenersi da sola, non gode di una vera e propria tutela, come avviene per tante altre professioni. È per questo che nasce l’Associazione Italiana Influencer, che di recente ha raggiunto il primo grande obiettivo, ed è stata formalmente inserita dal Ministero dello Sviluppo Economico nell’elenco delle associazioni professionali di cui alla L. n. 4/2013. Il prossimo passo sarà cercare di ottenere un codice Ateco di riferimento, per evitare ambiguità fiscali e di regolamentazione.

I fondatori dell’associazione

Fondata da Jacopo Ierussi, docente universitario e avvocato giuslavorista, e dalla collega Valentina Salonia, dello studio legale romano Salonia e Associati, l’Associazione si propone di tutelare i diritti degli influencer, che svolgono (e hanno il diritto di svolgere) una vera e propria professione, e non un semplice hobby, come spesso viene considerata.

La campagna riguarda tutti coloro che fanno parte della creator economy: non solo chi promuove un brand, ma chi riesce a usare i social media con finalità divulgativa e promuove anche la sua attività”, spiega Jacopo Ierussi.

Cosa fa di preciso Assoinfluencer?

Tra i servizi offerti, Assoinfluencer propone sconti su viaggi, piattaforme digitali e portali, un’assicurazione e un’assistenza di base con un commercialista, per raggiungere anche chi dovesse esserne ancora sprovvisto. L’idea è di realizzare un vero e proprio “kit di sopravvivenza” per influencer. Il problema, secondo Ierussi, è che “facendo parte di una categoria ancora emergente, i content creator sono spesso avvicinati da tantissimi ‘venditori di fumo’. Ciò provoca un allontanamento dei professionisti da chi li vuole tutelare”.

Sarà la buona occasione per far ricredere chi non ritiene ancora quello dei “content creators” un lavoro vero e proprio?

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