Al Teatro Arcimboldi di Milano un galà di danza in omaggio a Rudolf Nureyev

“GALA NUREYEV”, IL PIU’ GRANDE DI TUTTI I TEMPI SENZA EREDI

Per una sola sera è andato in scena al Teatro Arcimboldi di Milano un galà di danza in omaggio a Rudolf Nureyev, il più grande ballerino di tutti i tempi, il cui talento rimane ancora oggi ineguagliato, che ha segnato un’epoca dal punto di vista interpretativo e creativo nella storia della danza. Eccelso danzatore, le cui doti espressive e virtuosistiche hanno esaltato talento ed irrequieta genialità, unendosi ad un incredibile carisma ed ad una presenza scenica unica ed ammaliante.

Il coreano Kimin Kim

Il programma presenta tutte coreografie di repertorio che hanno reso celebre il tartaro volante. Si inizia con la star della serata, uno dei primi ballerini del Teatro Marijinskij di San Pietroburgo, il coreano Kimin Kim: breve ma intensa la sua variazione da La Bayadère, coreografia originale di Marius Petipa; tecnicamente impeccabile, bellissima elevazione, è davvero splendido.

Dopodiché il livello cambia: Maria Gogonea e Razvan Cacoveanu dall’Opera di Bucarest eseguono il passo a due conclusivo de La Bella Addormentata, anche qui su coreografia originale di Marius Petipa, in modo corretto, anche se completamente privi di anima, come spesso accade ai danzatori dell’Est: tutta tecnica  e niente sentimento.

Segue il passo a due da Diana ed Atteone, coreografia originale di Jules Perrot, dove Emma Castellani e Leonardo Likollari ci provano: il pezzo è senza dubbio molto complesso, uno degli esami più difficili per un danzatore, ed i due in qualche modo ne escono, spesso in ritardo e con piccole imprecisioni, ma tutto sommato sufficienti.

Un altro classico dei classici, il passo a due del Cigno Bianco dal I Atto da Il Lago dei Cigni, coreografia di Marius Petipa e Lev Ivanov, vede all’opera Martina Dall’Asta e Leonard Cela: esecuzione banale, piatta, senza alcun entusiasmo, c’è solo della meccanica e nemmeno troppo precisa; lei è lenta e pesante, lui sembra completamente assente.

Chiude la prima parte un altro cult del virtuosismo coreutico, Fiamme di Parigi, coreografia di Vasilij Vajnonen, dove Amyra Cristina Badro e Valentin Stoica dall’Opera di Bucarest danno almeno un minimo di carica. Esecuzione sempre meccanica, un pochino più di entusiasmo soprattutto da parte di lui, tra l’altro ex concorrente di Amici. Dopo il primo passo a due, sipario chiuso e luci in sala, peccato che mancassero le singole variazioni e la coda… Pure la regia non è al massimo questa sera.

 

Gli stessi interpreti che hanno chiuso la prima parte aprono la seconda: il passo a due del II Atto di Giselle, coreografia di un altro grande classico, e si riconfermano le considerazioni appena esternate: non lasciano grandi tracce, tecnicamente corretti, molto insipidi e poco comunicativi.

Segue invece il passo a due conclusivo di Schiaccianoci, coreografia di Marius Petipa e Lev Ivanov, con Emma Castellani e Victor Finnaurini, un vero sfacelo: prese mancate e caduta finale di lui. Altro banco di prova molto impegnativo è il successivo Spartacus, coreografia di Leonkid Yakobson: un passo a due di delicata bellezza, l’addio alla moglie del gladiatore che sa che difficilmente farà ritorno, dove lui, ancora Leonard Cela, si rivela un buon porteur ma completamente assente ed inespressivo e lei, Martina Dall’Asta, sorride anziché disperarsi. Come rovinare un capolavoro.

Immancabile a tutti i galà qualcosa da Don Chisciotte di Marius Petipa, in questo caso il passo a due finale con Maria Gogonea e Razvan Cacoveanu: tecnicamente buoni, interpretativamente meno, ma almeno portano a casa il risultato senza errori. Finalmente arriva l’altro attesissimo momento della serata: Le Corsaire di Joseph Mazilier, che Nureyev tanto amava e che tante volte ha eseguito con Margot Fonteyn. Nuovamente in scena Kimin Kim, stavolta in coppia con la danzatrice del Teatro alla Scala Letizia Masini. Belli e bravi, a parte uno sbandamento di lei durante la lunga sequenza dei fouettées, ma nulla di paragonabile ai precedenti in scena.

Rudolf Nureyev è diventato Rudolf Nureyev per aver rotto completamente con il passato: il danzatore con lui non è più semplicemente un porteur, ma danza; non è solo una fila di passi, ma interpreta, recita, vive quel ruolo. Qui non si è visto nulla di tutto ciò; se fosse stato presente, sarebbe uscito dalla sala ben poco soddisfatto. Si sono scelti pezzi davvero difficili, tra i più complessi della storia del balletto classico: se non si è in grado di farli, meglio evitare piuttosto che massacrarli con errori da principianti come ginocchia piegate, tours en l’air traballanti, prese mancate e cadute.

Teatro Arcimboldi
Viale dell’Innovazione 20, Milano
19 Febbraio 2022+
Biglietti da EUR 35,00 a EUR 70,00
www.teatroarcimboldi.it 

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