Intervista a Paolo Aicardi, presidente Andia

ANDIA

Intervistiamo Paolo Aicardi, Direttore nel Gruppo Unipol, Cavaliere della Repubblica, Presidente dell’Associazione Piccoli Azionisti della Juventus e noto opinionista sportivo televisivo, Fondatore e Presidente di ANDIA, Associazione Nazionale Dirigenti Imprese Assicuratrici.

Presidente Aicardi, ci racconta perché ha dato vita a ANDIA?

I tempi cambiano, trasformano gli uomini, le loro abitudini, i loro ritmi, i loro stili di vita, il loro modo di lavorare. A volte nel mondo del lavoro cambiamenti sono vere e proprie “rivoluzioni” che spesso imprimono accelerazioni tali da lasciare indietro chi ha dato loro origine: le persone.

Il comparto assicurativo

Il comparto assicurativo non è certo rimasto immune ai cambiamenti. In particolare con il passaggio, anche nel nostro settore, dalle singole imprese ai Grandi Gruppi, le Direzioni Generali si sono andate concentrando in pochissime città.

La rappresentanza dei Dirigenti assicurativi non può più rimanere ancorata a uno schema organizzativo e di approccio ai problemi datato e inefficiente, retaggio di quando le Compagnie erano numerose e avevano le Direzioni Generali in diverse regioni. Non dà più alcuna garanzia per gli associati che la rappresentanza sia il risultato dell’aggregazione di differenti strutture territoriali, che moltiplicano statuti, presidenti, segretari, consigli, ma è necessaria una struttura moderna, agile, sempre al passo con i tempi e con il mercato. Di conseguenza le associazioni territoriali, rappresentanti i Dirigenti, oggi, sono anacronistiche.

La nascita di ANDIA

ANDIA nasce dall’esigenza di recepire tempestivamente ed efficacemente questi cambiamenti attraverso un’associazione “unica” nazionale, che riveda completamente la proposta associativa dei Dirigenti per i Dirigenti, sotto tre punti di vista: organizzativo, rappresentativo, negoziale. Organizzativo, basato su due livelli, nazionale e di gruppo assicurativo/impresa assicuratrice; rappresentativo, fondato sul Rappresentante Sindacale Aziendale e su una solida, efficiente e accreditata struttura centralizzata; negoziale, incentrato su una revisione complessiva del CCNL, che salvaguardi welfare e assistenza sanitaria e sviluppi il reale ruolo del Dirigente all’interno delle Aziende.

Presidente Aicardi, all’interno di questo cambiamento come evolvono la figura e il ruolo del Dirigente e la sua tutela?

Il cambiamento coinvolge anche il ruolo del Dirigente: da un orientamento principale verso conoscenze tecniche, a funzioni di leadership in grado di gestire le “turbolenze e gli imprevisti” del mercato e di aziende in costante evoluzione.

La concentrazione delle competenze tecnico-operative

Emerge, infatti, la tendenza verso una concentrazione delle competenze tecnico-operative nella figura dei funzionari, mentre il Dirigente riacquista la sua vera funzione di gestore delle strategie e dei cambiamenti che si prevedono, nel futuro, sempre più frequenti. In ultima analisi da gestore ordinato e scrupoloso di strutture tecniche di cui rappresenta la massima competenza, a manager in grado di adeguare continuamente la propria struttura alle necessità del mercato e della società civile, incardinando le strategie dell’impresa.

Ne consegue che la tutela della figura del “professionista” Dirigente, oltre che riguardare gli aspetti legati al welfare anche per coloro che hanno contribuito alla creazione di valore delle proprie aziende, deve concentrarsi sugli aspetti qualitativi del comportamento organizzativo, in un contesto di carattere più generale di quanto non lo fosse in precedenza. Riuscire a gestire innovazione, trasformazione e adeguamento al mercato presuppone poi una costante crescita professionale del dirigente che impatta anche su tutti gli elementi che concorrono a rappresentare il ciclo completo della propria vita lavorativa.

Quali sono i temi principali che affronterete?

Anche nel 2021 il numero degli iscritti ha continuato ad aumentare, sia in valore assoluto, sia al netto dei colleghi andati in quiescenza. I numeri e il consenso attorno a noi parlano chiaro. Oggi siamo e continuiamo a essere, l’Associazione Dirigenti maggiormente rappresentativa dei Dirigenti in servizio. In questi anni il settore assicurativo, quello bancario, quello a noi più vicino, la nostra Società, il nostro Paese, sono stati in continuo cambiamento.

Le crisi dell’ultimo periodo

Crisi economiche e aziendali, il Covid-19, lo smart working, la richiesta e la necessità di più welfare, solo per citare i più importanti, sono temi che non possono non trovare attenzione, approfondimento e, mi lasci dire, soluzione al nostro interno e non vederci, per quanto possibile, presenti e propositivi, in una parola: protagonisti.

Questa riflessione non può che partire dall’aggiornamento della nostra rappresentanza, degli obiettivi, dei programmi, per diventare realmente espressione rappresentativa di un settore e non più solo di una categoria. Per questo è necessaria un’unica struttura, centrale e ben organizzata, capace di intervenire efficacemente e tempestivamente su Istituzioni, Gruppi e Aziende, aperta a tutte le componenti aziendali e professionali del nostro settore.

Presidente Aicardi, parliamo ora di rappresentanza dei Dirigenti e rappresentatività nel settore assicurativo, temi che sappiamo starLe particolarmente a cuore e sicuramente molto attuali.

Innanzitutto è utile ricordare che dal 2019 abbiamo assistito a una serie di iniziative che hanno legittimato a trattare operativamente e contrattualmente, con le associazioni di categoria delle imprese di tutti i settori produttivi e con il Governo, non i Sindacati firmatari del CCNL, ma quelli “maggiormente rappresentativi”. I DPCM del 2020 a firma del Presidente del Consiglio dei Ministri ne sono una prova inconfutabile.

A oggi sono “incardinati” alle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, alcune proposte di legge sulla disciplina della rappresentatività sindacale, i cui contenuti sono molto simili. Tutte convergono sul 5% quale soglia minima per la rappresentatività.

Le proposte di legge

Una di queste è stata presentata proprio dall’ANIA, che il 26 novembre 2013 ha presentato all’XI Commissione (Lavoro Pubblico e Privato) della Camera dei Deputati, una proposta di legge C.5 ed abb. recanti “Norme in materia di rappresentanza e rappresentatività delle OOSS e di efficacia dei contratti collettivi di lavoro”, in cui “l’ANIA vede, invece, con molto interesse un sistema normativo che consenta di riconoscere una “rappresentatività” a livello nazionale/aziendale, a quelle sole Organizzazioni Sindacali che abbiano un numero di iscritti (dato associativo raccolto sulla base delle deleghe sindacali certificate) pari ad almeno il 5% del totale degli iscritti alle medesime Organizzazioni Sindacali, assegnando così alle stesse, in modo formale ed operativo, anche la titolarità alla contrattazione collettiva”. E’ veramente peculiare e paradossale che questa associazione, pur avendo la possibilità di “testare” nel concreto il sistema descritto nel progetto di legge (che, si ribadisce, è del tutto analogo a quello in vigore tra ABI e tutti i Sindacati bancari, così come tra Confindustria e tutti i Sindacati dell’industria, Federmanager compresa) l’abbia scientemente ignorata.

Il comportamento dell’ANIA

Da stigmatizzare poi, senza se e senza ma, è il comportamento dell’ANIA: ha trattato ANDIA e SNA (Sindacato Nazionale Agenti) con criteri opposti. Quindi: chiedi al Parlamento di approvare una legge che fissi il 5% quale soglia minima per la rappresentatività e quando due Organizzazioni Sindacali, ANDIA e SNA, che superano tale soglia ti chiedono di applicarla, come fanno in tutti gli altri settori produttivi, tu ti rifiuti con motivazioni differenti e, tra loro, in evidente contraddizione.

A breve, certamente, un tribunale della Repubblica o il Governo stesso certificheranno l’applicazione del 5%: è solo una questione di tempo.

Quindi?

ANDIA potrebbe aspettare il momento del “trionfo”. Ma sarebbe un successo modesto, una battaglia di retroguardia, la vittoria di un conflitto tra poveri. Il tema e l’ambizione sono quelli di passare da essere i maggiormente rappresentativi di una categoria, a promuovere la nascita di un nuovo soggetto che diventi il maggiormente rappresentativo del settore. Per fare ciò c’è bisogno di tutte le componenti manageriali e professionali del settore assicurativo, nessuno escluso.

ANDIA non vuole appropriarsi dell’iniziativa, non vuole averne la paternità, non ne vuole la leadership.

ANDIA vuole solo creare l’occasione perché i manager e i professionisti del nostro settore provino concretamente a creare la loro rappresentanza: in altre parole rinnovamento al passo coi tempi.

ANDIA – Associazione Nazionale Dirigenti Imprese Assicuratrici

Sede Nazionale:
Via Francesco Denza, 16/D – 00197 – Roma
Tel. 06 3201303 – Fax 06 3201209
[email protected]

ALTRI ARTICOLI

Learn how we helped 100 top brands gain success