Un asteroide tre volte più grande di quello che ha fatto esplodere le finestre di Chelyabinsk, in Russia, nel 2013, è già sfrecciato di fianco alla Terra, a una distanza pari alla metà di quella che ci separa dalla Luna, nella serata di sabato 25 marzo scorso alla velocità di 28mila km/h . L’asteroide, chiamato 2023 DZ2, osservato con un telescopio dall’emisfero settentrionale appariva come una stella in lento movimento sull’orizzonte sud-orientale, a est delle costellazioni di Orione, Canis Major e Canis Minor.
L’asteroide, scoperto dagli astronomi dell’Osservatorio di Las Palmas nelle Canarie, tornerà in prossimità del nostro pianeta nel 2026: ha una dimensione massima stimata intorno ai 99 metri. Non si conosce l’origine precisa di 2023 DZ2, ma la maggior parte degli asteroidi vicini alla Terra provengono della fascia di asteroidi compresa tra Marte e Giove, deviati dalle loro orbite a causa delle interazioni con Giove.
Ma non basta: il 13 luglio la Terra è stata sfiorata da un asteroide non visto di circa 30 metri di diametro, ossia il doppio rispetto a quello esploso nel 2013 nei cieli della città russa di Chelyabinsk. Come era accaduto a Chelyabinsk, anche questo asteroide, chiamato 2023 NT1, è arrivato ‘controluce’ ossia dalla parte del Sole, ed è passato ad appena 100mila chilometri dalla Terra, meno di un terzo della distanza della Luna, senza che potesse essere visto in anticipo dagli attuali sistemi di rilevamento.
Secondo l’Asteroid Watch della NASA, altri cinque asteroidi sono passati vicino alla Terra in settembre, questa volta individuati in tempo. Non minacciavano il pianeta, ma due di essi erano molto grandi: uno aveva le dimensioni di una casa, l’altro di un autobus.
E ora? Un meteorite ci può annientare?
Se un asteroide simile a 2023 NT1 che abbiamo descritto prima si trovasse in rotta di collisione con la Terra, e venisse rilevato solo pochi giorni prima dell’impatto, saremmo in grado di difenderci?
Citiamo Focus.it: una risposta è arrivata da un recente studio pubblicato su arXiv. La ricerca parte considerando l’esistenza di un asteroide simile a 2023 NT1 e valuta se lo si può contrastare con il metodo Pulverize It (PI), ossia disintegrandolo in modo tale che il materiale che si produce dalla disgregazione risulti innocuo alla Terra. Il metodo sembra simile a quelli di tanti film di fantascienza, nei quali gli eroi fanno saltare l’asteroide proprio all’ultimo minuto, prima dell’impatto con la Terra. Purtroppo se ci si accorge di un oggetto in avvicinamento solo pochi giorni prima del suo arrivo, questo risulta realmente l’unico sistema per combatterlo. È possibile deviare un asteroide, infatti, solo se si dispone di un lungo tempo che ci separa dall’impatto e l’asteroide si trova a decine di milioni di chilometri di distanza.
E’ stato un asteroide a spazzare via i dinosauri?
Un meteorite che precipita sulla Terra è solo una parte della storia, suggerisce un nuovo studio. Il cambiamento climatico innescato da massicce eruzioni vulcaniche potrebbe aver gettato le basi per l’estinzione dei dinosauri, sfidando la narrativa tradizionale secondo cui un meteorite da solo avrebbe sferrato il colpo finale agli antichi giganti. Questo è quanto emerge da uno studio pubblicato su Science Advances, di cui è coautore Don Baker, professore presso il Dipartimento di Scienze della Terra e Planetarie della McGill University.
Il gruppo di ricerca ha approfondito le eruzioni vulcaniche dei Deccan Traps, un vasto e aspro altopiano nell’India occidentale formato da lava fusa. Eruttando l’incredibile milione di chilometri cubi di roccia, potrebbe aver svolto un ruolo chiave nel raffreddamento del clima globale circa 65 milioni di anni fa. Il lavoro ha portato ricercatori in tutto il mondo, dall’estrazione delle rocce nei Deccan Traps all’analisi dei campioni in Inghilterra e Svezia.
Una nuova stagione?: ‘Inverni vulcanici’
In laboratorio, gli scienziati hanno stimato la quantità di zolfo e fluoro immessa nell’atmosfera dalle massicce eruzioni vulcaniche avvenute 200.000 anni prima dell’estinzione dei dinosauri. Sorprendentemente, hanno scoperto che il rilascio di zolfo potrebbe aver innescato un calo globale della temperatura in tutto il mondo, un fenomeno noto come inverno vulcanico.
“La nostra ricerca dimostra che le condizioni climatiche erano quasi certamente instabili, con ripetuti inverni vulcanici che avrebbero potuto durare decenni, prima dell’estinzione dei dinosauri. Questa instabilità avrebbe reso la vita difficile a tutte le piante e gli animali e avrebbe posto le basi per l’estinzione dei dinosauri. Quindi il nostro lavoro aiuta a spiegare questo significativo evento di estinzione che ha portato alla nascita dei mammiferi e all’evoluzione della nostra specie”, ha affermato Don Baker.
Lo studio ha coinvolto ricercatori provenienti da Italia, Norvegia, Svezia, Regno Unito, Stati Uniti e Canada. Le loro scoperte segnano un passo avanti nel mettere insieme gli antichi segreti della Terra e aprono la strada a un approccio più informato ai cambiamenti climatici.