Anche se non ricordiamo nemmeno più come si fa e se possiamo abbracciarci o meno dopo un goal. Oggi non conta niente, noi questa sera saremo lì. Perché quando i cuori di milioni di persone sono così uniti tra loro, non c’è distanziamento che tenga. Un solo grido unirà un intero paese e questa per sentirlo non servirà uscire sui balconi. Forse siamo davvero tornati, stasera gioca l’Italia.
Grazie Roberto Mancini, noi ci crediamo!
È una bella Italia, non solo per la casacca rinascimentale realizzata da Puma o gli abiti disegnati da Armani in stile Bearzot, a rievocare le notti di Pablito nel mondiale di Spagna ’82. È una bella Italia perché il CT Roberto Mancini ha ricostruito una squadra dalle ceneri del 2018, forse il punto più basso della nostra storia calcistica. È una bella Italia perché il gruppo è solido e soprattutto giovane. È una bella Italia perché ci fidiamo di Mancini, perché anche lui è stato un simbolo della nostra nazionale. C’è da ammettere che non partiremo favoriti e questa volta addirittura ci mancherà il catenaccio, ma batterci sarà molto difficile. È una bella Italia e ci sarà da soffrire, come sempre. Grazie Roberto, noi ci crediamo.
I riferimenti del passato, i riti prepartita e le maledizioni
Siamo un popolo di santi, poeti e navigatori. Siamo del Nord e siamo del Sud, provinciali e giramondo. Eppure, quando c’è la Nazionale siamo tutti italiani e molto, ma molto, scaramantici. Non bisogna nemmeno dirlo e in un attimo siamo tutti seduti sulla poltrona di Paolo Villaggio prima di Italia-Inghilterra, con la migliore formazione di sempre: frittata di cipolle, birra ghiacciata e rutto libero. Peccato che questa volta l’avversario sia la Turchia e guai a nominarli, Mamma li Turchi! Una maledizione dalle origini antiche, che risale addirittura al 1600. Ma riti scaramantici a parte, esiste una maledizione che davvero non riusciamo a superare?
Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore
Sì, stiamo parlando di quella dagli undici metri. E poco importa se Fabio Grosso ci ha fatto urlare contro il cielo di Berlino “Campioni del Mondo!”, nei nostri occhi ci sono ancora le immagini di Di Biagio nei mondiali di Francia ’98, quelle di De Rossi e Di Natale nel 2008, le più recenti di Zazà e Pellè nel 2016, ma soprattutto le lacrime di Roberto Baggio in Usa ’94 nella finale contro il Brasile, la partita che ogni bambino vorrebbe giocare nella propria vita. Ma siamo anche molto altro. Siamo gli occhi di Rivera in Italia-Germania 4-3, i guanti di Zoff che alza la coppa a 40 anni, Paolo Rossi che batte Zico e Maradona, Totò Schillaci che esulta nelle notti tutte italiane, Del Piero che guarda il cielo contro il Messico, ma anche a Dortmund. Questa sera, come 31 anni fa, si gioca a Roma. Forza Azzurri!