Fotografia
di Guido Alberto Rossi
tratto da www.papale-papale.it
Capita spesso che mi chiedono se preferisco fotografare in Bianco e Nero (B/N) o a Colori, preferisco fotografare: punto, indipendentemente dalla pellicola (una volta) o dalla selezione del file scelto direttamente nei mille programmi della macchina fotografica (oggi).
Se invece sono libero di scegliere scatto solo a colori, perché vedo a colori, il mondo è colorato e nel mio ramo fotografico non credo che riuscirei facilmente a vendere un’immagine in B/N delle Maldive per la copertina di un’agenzia turistica.
Qui il link all’articolo pubblicato da Papale-Papale con tutte le foto cui facciamo riferimento
Chi come me ha iniziato a lavorare negli anni 60 era obbligato a scattare anche in B/N, perché all’epoca tutti i periodici avevano delle pagine in bianco e nero e delle pagine a colori e non tutte le testate riuscivano a trasformare il colore in B/N e quindi era una necessità e non una libera scelta.
In Italia credo che il primo quotidiano ad usare il colore fu Il Giorno, nei primi anni 70. Oggi tutti i maggiori quotidiani pubblicato solo foto a colori e se per sbaglio troviamo una foto in B/N è per parlare della mostra di un grande fotografo che è morto prima dell’invenzione della pellicola a colori o di un fotografo dai capelli grigio-bianchi che ha iniziato a lavorare nella decade 50-60. Ci sono anche grandi fotografi odierni che scattano per loro amore solo in B/N, ma sono talmente noti e bravi che potrebbero anche scattare tutto monocromatico in giallo o blu e farebbero delle grandi fotografie comunque.
Negli anni 60-70 avevamo tutti almeno due macchine fotografiche al collo, caricate una con pellicola in B/N e una con pellicola diapositiva, se poi ne avevamo quattro, tra collo e spalle, erano comunque due per il B/N con montate ottiche diverse e due per il colore con altre ottiche ancora.
Oltre all’esigenza editoriale c’era anche il problema della sensibilità delle pellicole; mentre le diapositive avevano un massimo di 64 ASA (o DIN), oggi si chiamano ISO, le pellicole in B/N arrivavano anche a 400 ISO e potevano essere “tirate” nello sviluppo fino a farle arrivare a 600 ISO senza una grana eccessiva (per l’epoca) mentre il colore se lo “tiravi” assumeva le sembianze del brodo di gallina. Di conseguenza se dovevi fotografare delle situazioni o dei soggetti dove era necessario usare dei tempi di scatto bassi eri obbligato a scattare in B/N.
Quando guardo due foto dello stesso soggetto scattate sia in B/N che a colori, preferisco sempre quella a colori e qui entro sempre in polemica con il mio amico Carlo Mari, che ama il B/N al punto che due su tre dei suoi ultimi libri li ha scattati in B/N. Io gli dico che se li avesse fatti a colori sarebbero stati migliori e lui allora sostiene che se alcune mie foto a colori le avessi scattate in B/N sarebbero senz’altro tutta un’altra cosa. (Nota di servizio: la discussione va avanti dal giorno che ci siamo conosciuti di persona e cioè, oltre quindici anni).
L’ultimo suo libro fotografico, Carabinieri, interamente dedicato alla “Benemerita” è tutto solo a colori, ma credo sia stato costretto a farlo, pena l’arresto.
Ammetto che scattare foto a colori è più facile, è un po’ come con le ragazze, quelle con le labbra rosse le noti subito, poi magari guardandole meglio l’interesse si spegne; invece, quando noti una ragazza acqua e sapone in genere la puoi poi guardare per il resto della vita senza mai perdere interesse.
Ovviamente riconosco che alcune fotografie in B/N (che sono tradotte così in tutto il mondo salvo in Inghilterra dove le chiamano Black & White (B/W ma si sa, che gli inglesi sono un po’ eccentrici infatti, le loro auto hanno il volante a destra e loro guidano dal lato sbagliato della strada) sono dei veri capolavori e che se scattate a colori non darebbero la stessa emozione, mentre rimango convinto che alcune di queste foto famose, a colori, sarebbero ancora più eccezionali.
Comunque sia, è anche una questione di gusti e quindi non si può trarre giudizi salomonici.
Alcuni giorni fa, mi è capitato di vedere le foto scelte per la finale del prestigioso premio World Press e ho visto alcune immagini in B/N di Indios amazzonici; francamente penso che a colori sarebbero state molto più forti e magari avrebbero anche potuto vincere, forse il fotografo che le scattate si è ispirato al mitico Salgado, beh non c’è riuscito, comunque alla fine ha vinto una foto a colori.
Per scattare bene in B/N ci vuole una grande sensibilità e saper leggere il mondo con solo due colori e le sue sfumature è sicuramente paragonabile alla ragazza senza trucco.
Invece non condivido mai le scelte di molti sedicenti critici fotografici che plaudono e sciorinano cretinerie tipo: che il B/N è di sinistra proletario mentre il colore è imperialista-capitalista e che elogiano brutti lavori solo perché scattati in B/N e quindi secondo loro hanno una vena artistica, mentre nella realtà sono solo delle brutte fotografie spesso anche di brutti soggetti, scattate da sedicenti fotografi intellettuali.
In questi casi, credo sia un po’ come scegliere per divertirsi, di guardare il film La Corazzata Potemkin e guardarlo fino la fine dei i suoi 80 minuti, senza il conforto dei popcorn e coca-cola fresca.