Il PNRR sta veramente partendo? Basta con i rinvii

PNRR
La Commissione Ue, secondo quanto riportato da Reuters, ha dichiarato più volte di essere pronta a prendere in considerazione modifiche al piano di riforme concordato con l’Italia, ma qualsiasi nuova proposta deve essere presentata il prima possibile affinché possano essere garantiti i fondi promessi per la ripresa. Ma se il Governo italiano tentenna nell’impegnarsi a completare le riforme pianificate entro la scadenza del 2026 le trattative con Bruxelles possono incontrare nuove difficoltà.

“Se sono necessarie modifiche a questo piano, dobbiamo discuterne e siamo pronti a discutere di queste modifiche in modo molto costruttivo e flessibile. Ma dobbiamo farlo il prima possibile”, ha dichiarato pochi giorni fa il commissario economico dell’UE Paolo Gentiloni. “Questo è il motivo per cui incoraggiamo a rafforzare la capacità amministrativa a livello centrale e locale per affrontare queste sfide imminenti”.

L’Italia è il maggior beneficiario del recovery fund Ue, ma raggiungere gli obiettivi concordati con Bruxelles è una delle principali sfide per il governo. “L’attuazione del piano di ripresa e resilienza dell’Italia è in corso, ma con un crescente rischio di ritardi”, ha scritto la Commissione nella sua raccomandazione per l’Italia.

Intervista all’economista Alessia Potecchi

Quanto è importante per l’Italia non perdere questa occasione?

“Dobbiamo attuare il PNRR in tutte le sue forme e programmi, Il PNRR è una conquista per cui l’Italia si è battuta nel 2020, quel piano rappresenta un vero e proprio modello di Paese, si parla di decarbonizzazione, sviluppo sostenibile, modello sociale, le politiche attive del lavoro, il modello di un Paese che scommette sulla riduzione delle diseguaglianze sociali e di genere e su cui dobbiamo fare leva per il rilancio economico e noi lo dobbiamo attuare al più presto. In quel piano sono contenute tutte le riforme per modernizzare il Paese da cui dipende un pezzo importante e fondamentale  del nostro futuro. L’Italia ha ottenuto le maggiori risorse e all’interno del corposo documento che ci dice come intendiamo spendere i 191,5 miliardi a noi assegnati più i 30 miliardi del Fondo Complementare, ci sono capitoli importantissimi sull’occupazione, sugli investimenti per giovani donne, per creare impresa al femminile per potenziare il welfare a favore delle famiglie e ridurre così il divario di genere. Nel PNRR tra tutti gli obiettivi vi è quello che riguarda il recupero di evasione fiscale, è scritto nero su bianco che bisogna ridurre il tasso di evasione dal 18,5% al 15,8% e nel piano sono indicati tutti i passaggi e gli strumenti per poterlo fare”.

Quanto sarà destinato ad ambiente, territorio, innovazione?

“Nel PNRR ci sono una grande quantità di risorse destinate a progetti territoriali, a partire dalla maggiore integrazione con il mondo della formazione e della ricerca, per creare innovazione e lavoro di qualità. In un’epoca di profonde e rapide trasformazioni. Penso alla Transizione Ecologica, occorre immaginare un rapporto di lavoro nuovo che utilizzi la innovazione per favorire la competitività dell’azienda e il ripristino dell’ascensore sociale. Occorre porre attenzione ai nuovi piani green che riguardano le industrie, bisogna coniugare innovazione e sostenibilità ambientale salvaguardando l’occupazione e la questione sociale. Bisogna scongiurare il pericolo della deindustrializzazione di alcuni settori chiave dell’economia italiana, studiare gli impatti e le conseguenze specifiche sul nostro territorio, gestire tutte le crisi industriali già aperte, puntare ad investimenti per sostenere la domanda verso le tecnologie che sono compatibili con il Green Deal, promuovere investimenti a sostegno dell’occupazione e della ricerca per valorizzare le eccellenze e le competenze italiane”.

Qual’è la sfida più importante, dal suo punto di vista?

“Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con  i suo progetti e le Riforme connesse, è la vera opportunità per il nostro Paese non solo per recuperare quello che abbiamo perso a causa della pandemia ma rappresenta la chiave di volta per lasciarci alle spalle venti anni di stagnazione, questa è la vera sfida che noi dobbiamo cogliere, cioè porre il nostro Paese su un percorso di crescita molto più sostenuto rispetto al passato e molto più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale come ci chiede l’Europa, nel senso che l’utilizzo delle risorse europee deve attuare un profondo cambiamento  connesso anche al discorso delle Riforme che vanno realizzate”.

Quindi è importante l’azione sul territorio?

“Gli enti territoriali sono coinvolti in maniera diretta in questo programma, come veri e propri attuatori  di una parte importante e consistente dei progetti previsti, ci sono cioè molti progetti che cadono sotto la loro giurisdizione, il 40% del piano, digitalizzazione, efficientamento energetico, trasporto pubblico locale, ferrovie, infrastrutture, programma per gli asili nido, progetto scuola 4.0, programmi di rigenerazione urbana, la rigenerazione del sistema sanitario nazionale, questi i punti principali e i temi previsti dal Piano che saranno gestiti dagli enti territoriali. Le risorse vengono attribuite in parte sulla base di progetti di particolare rilevanza e per la maggior parte tramite bandi. Uno dei nodi critici di tutta questa complessa progettualità che dovrà essere promossa e gestita a livello locale è la capacità amministrativa. Per le città metropolitane è chiaramente più semplice dal punto vista tecnico e organizzativo per gli strumenti e i mezzi di cui possono disporre, il discorso è più difficile per i comuni piccoli e quindi questa diventa una sfida per fare gestire tutti al meglio questa grande opportunità, snellire le procedure e potenziare la capacitò gestionale delle risorse. Il Governo su questo deve impegnarsi a fondo e potenziare i mezzi e gli strumenti con cui i comuni anche piccoli possono partecipare alla gestione delle risorse messe a disposizione”.

Molti cittadini non sono andati a votare ultimamente, mostrando un certo distacco dal mondo della politica. Queste riforme possono restituire la fiducia a chi l’aveva persa?

“Fare le Riforme e utilizzare al meglio questi fondi rappresenta un’occasione per allargare il dibattito e avvicinare le persone alla politica e a vivere in prima persona questo importante passaggio dove non possiamo sbagliare ma solo realizzare puntando alla crescita, allo sviluppo e pensando con ottimismo al futuro e in questo percorso dobbiamo esserci e sentirci tutti coinvolti, questo deve essere il messaggio e la vera mission. Noi dobbiamo pensare con convinzione che il successo del Recovery non dipende solo dalla politica e da chi governa, ma a tutti i livelli dagli enti locali, aziende, cittadini, lavoratori, parti sociali. Quindi massimo coinvolgimento e sinergia da parte di tutti, ne va della nostra credibilità in Europa ma anche del percorso di unità del contesto europeo e alla possibilità di fare sinergia e affrontare insieme i passaggi complessi come è stato per il COVID ma anche riformare il Patto di Stabilità e i relativi vincoli di bilancio su cui il nostro paese ha lavorato ed è ovviamente molto coinvolto”.

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