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“LES MIZ”, FINALMENTE IN ITALIA AL TEATRO ARCIMBOLDI
— di Chiara Pedretti —
Non poteva che essere il Teatro degli Arcimboldi ad ospitare un kolossal come Les Misérables. Portare sul palco il capolavoro tratto dal romanzo di Victor Hugo, con la sua complessità, è stata un’impresa davvero titanica.
Per gli amici Les Miz, compie quarant’anni nel 2025 ed è stato rappresentato in 53 paesi e 439 città in tutto il mondo. La prima ebbe luogo nel 1985 al Barbican Centre di Londra, dopo un primo tentativo nel 1980 in Francia. Un vero record nel West End per il numero di repliche dell’edizione londinese, tutt’ora in scena al Sondheim Theatre; dal 1987 al 2003 rimase in scena anche a Broadway, prima al Broadway Theatre e poi all’Imperial, per ben 6680 repliche, dove tornò nel 2014 per altre 1026 repliche in poco più di due anni.
La celebre, tristissima opera di Victor Hugo viene portata sulla scena molto fedelmente: sogni, amori, passioni, sacrificio e redenzione, una storia senza tempo della sopravvivenza dello spirito umano. Jean Valjean, dopo quasi vent’anni di lavori forzati, sotto le persecuzioni del terribile Ispettore Javert, ottiene finalmente la libertà ed inizia un cammino di rinascita che lo porta a cambiare identità, a possedere una fabbrica, a diventare Sindaco; Javert non smette di cercarlo, essendogli scappato dalla libertà vigilata. Quando si scopre che una delle sue operaie, Fantine, ha una figlia, Cosette, che viene cresciuta da una coppia di locandieri, questa viene licenziata e cerca di tutto pur di trovare una fonte di reddito per continuare a mantenere la figlia, fino a morirne; Valjean, afflitto dai sensi di colpa per non essersi accorto prima della situazione di Fantine, le promette di occuparsi della piccola, per niente curata ma, anzi, sfruttata e maltrattata dai coniugi Thénardier: la va a prendere e la cresce come se fosse sua figlia. Si prepara un’insurrezione di matrice repubblicana a Parigi, tentativo di rovesciare la monarchia, che si trasforma in un bagno di sangue; tanti giovani rimangono uccisi, compresa Eponine, la figlia dei Thénardier, mentre Marius, l’innamorato di Cosette, viene salvato in extremis proprio da Valjean. Javert, fingendosi dalla parte dei rivoltosi, si ritrova faccia a faccia con Valjean, che però lo risparmia, dimostrandosi l’esatto contrario. Javert, vedendo i principi di giustizia e pietà dell’antico rivale, non regge e si uccide. Solo alla fine Marius e Cosette, convolando a nozze, sapranno la verità sull’identità e la vicenda di Jean Valjean.
La cosa che colpisce immediatamente sono le voci incredibili dei protagonisti, tutti, dal primo all’ultimo. Interpreti di comprovata esperienza, con molti ruoli alle spalle, rendono i personaggi reali e coinvolgenti, a cominciare dalla coppia protagonista, il bene ed il male, il bianco ed il nero, la bontà e la cattiveria. Killian Donnelly è un Jean Valjean storico al Sondheim Theatre di Londra, ma non solo: il Fantasma e Raoul ne The Phantom of the Opera, Charlie Price in Kinky Boots, Tony in Billy Elliott, per citarne alcuni. Voce pazzesca, padronanza del ruolo, tutto perfetto. La nostra preferenza in assoluto va però allo Javert di Bradley Jaden: già molto lodato dalla critica, visto l’anno scorso come Raoul ne The Phantom of The Opera sempre al Teatro Arcimboldi, è uno dei Javert storici di Londra, oltre ad aver lavorato in Wicked, Ghost e Shrek. Una voce unica, molto potente ma anche con un’estensione importante, perfettamente nel ruolo, gli occhi chiari che diventano cattivi in un attimo, insomma Russell Crowe, che ne aveva interpretato il ruolo nel film del 2012, spostati per favore… Purtroppo tantissimi talenti di questo livello non assorgono a fama mondiale perché rimangono nell’unica, vera ed autentica forma di spettacolo, ossia il teatro.
Brave, anche se non si può non notare il falso storico importante, Channah Hewitt come Fantine (già Nala ne The Lion King e Tina in Tina The Tina Turner Musical), Beatrice Penny-Touré come Cosette adulta (già Nabulungi in The Book of Mormon, Christine in The Phantom of the Opera e Mary Poppins in Mary Poppins) e Nathania Ong come Eponine: sulle voci ovviamente niente da dire, ma due interpreti di colore ed una asiatica difficilmente potevano essere viste nella Francia di inizio Secolo XIX. Completano il cast Linzi Hateley (Madame Thénardier), Gavin Lee (Monsieur Thénardier), Jac Yarrow (Marius) e James D. Gish (Enjolras), che, guidati da un’orchestra molto numerosa ed impeccabile, cantano tutti per quasi tre ore senza mai fermarsi un attimo.
La nota decisamente dolente è la regia: questo non è un musical, ma un concerto. Davanti all’orchestra, posizionata sul fondo in alto, la scenografia consiste solo in una tribuna tipo anfiteatro dove tutti i personaggi, più o meno principali, sono seduti praticamente sempre, e si alzano per andare sul palco e cantare solo quando tocca a loro. Nessuna interazione, a volte nemmeno si guardano, nessun movimento scenico, nessun altro elemento scenografico a dare movimento, nulla, tutto talmente statico da risultare noioso se non fosse che le voci strepitose dei protagonisti fanno sì che l’attenzione non cali. Una scelta molto italiana, completamente opposta dalle versioni inglese ed americana, che richiama l’opera lirica più che il musical theatre. Un vero peccato, perché già non ci sono coreografie o corpo di ballo, e dato che la trama è tutt’altro che tranquilla, i movimenti sul palco e conseguentemente delle scenografie avrebbero potuto tranquillamente essere ripetuti in un meraviglioso teatro come l’Arcimboldi. Da vedere assolutamente!
Teatro Arcimboldi
Viale dell’Innovazione 20 – Milano
Fino al 24 Novembre 2024
Biglietti da EUR 28,60 a EUR 149,50
www.teatroarcimboldi.it