In Europa 121 milioni di cittadini senza ferie. Un fallimento delle politiche economiche, una frattura sociale

In Europa 121 milioni di cittadini senza ferie

Secondo i dati appena pubblicati da Eurostat, non possono permettersi una settimana di vacanza lontano da casa 121,3 milioni di cittadini dell’UE (pari al 27% della popolazione) . È una fotografia allarmante del disagio economico che affligge milioni di europei, non solo pensionati e disoccupati, ma anche lavoratori occupati a tempo pieno, ma con stipendi non più in linea con il costo della vita. La statistica rivela che la privazione di vacanze non è più un indicatore marginale, ma un segnale strutturale di vulnerabilità economica e precarietà sociale.

Italia purtroppo prima della lista per rinuncia alle vacanze

Con un 31,4% della popolazione esclusa da una settimana di ferie (dati 2024) , l’Italia è il Paese europeo con il tasso più alto di rinuncia alle vacanze, davanti a Romania (30,1%) e Grecia (28,7%). Secondo le stime Eurostat, ciò equivale a oltre 18,5 milioni di italiani privi delle risorse economiche per concedersi un periodo di riposo.

Si registra tuttavia un leggero miglioramento rispetto al 2019, quando la quota superava il 35%. Il dato suggerisce un recupero parziale, ma insufficiente a invertire la tendenza. Il divario tra Nord e Sud è ancora marcato: secondo Istat, nel Mezzogiorno la quota supera il 45%, con picchi in Sicilia e Calabria.

Il confronto con i grandi Paesi UE

Anche Germania, Spagna e Francia presentano numeri elevati. In Germania, 17,3 milioni di persone (circa il 21% della popolazione) non possono permettersi una vacanza; in Spagna, il dato è di 16,2 milioni (34%); in Francia, circa 15 milioni di cittadini sono in difficoltà (22%).

I Paesi con la percentuale più bassa sono Svezia (11%), Paesi Bassi (12%) e Austria (14%). Il divario Est-Ovest è meno netto del passato, con miglioramenti significativi in Polonia (dal 43% al 29% in cinque anni) e Croazia (dal 51% al 32%).

Lavoro povero, inflazione e precarietà

La rinuncia alle vacanze non riflette soltanto condizioni di povertà assoluta, ma soprattutto il fenomeno del “lavoro povero”: milioni di europei, pur lavorando, non guadagnano abbastanza da sostenere una spesa extra. Secondo Eurofound, il 19% dei lavoratori UE è classificato come “a rischio di povertà”.

Il contesto inflattivo ha aggravato la situazione. Tra il 2021 e il 2024:

  • il costo dei trasporti è aumentato in media del 23,4% (fonte: ECB);

  • l’energia domestica del 38,7%;

  • l’ospitalità e i servizi turistici del 15,2% (fonte: Eurostat HICP).

Queste dinamiche comprimono il potere d’acquisto delle famiglie, soprattutto quelle monoreddito e con figli.

Le cause della rinuncia

Secondo l’analisi di Eurostat-SILC, le principali ragioni dell’impossibilità di permettersi una vacanza sono:

  • basso reddito disponibile (68% dei casi),

  • aumento del costo della vita (21%),

  • debiti pregressi o rate in corso (11%).

A ciò si aggiungono fattori culturali: in molti contesti mediterranei, dove il sostegno pubblico è più debole, la vacanza è considerata un lusso, non un diritto. Questo amplifica il senso di esclusione sociale.

Negli ultimi anni, alcuni Paesi hanno adottato politiche innovative:

  • Francia: voucher vacanza per famiglie a basso reddito attraverso l’Agenzia ANCV;

  • Germania: incentivi al turismo interno attraverso sgravi fiscali locali;

  • Portogallo: “Vacanze sociali” sovvenzionate per pensionati e disoccupati.

In Italia, misure simili restano marginali. Il Fondo nazionale per il turismo sociale, previsto dal PNRR, è stato ridimensionato nel 2024. Secondo la CISL, occorre destinare almeno 200 milioni l’anno per garantire l’accesso al turismo a 2 milioni di famiglie a basso reddito.

Segnali positivi, ma fragili

Nel medio termine si registra un leggero trend positivo: in UE la quota di chi non può permettersi una vacanza è calata dal 32,9% del 2014 al 27% del 2024. Tuttavia, la pandemia e l’inflazione hanno frenato i progressi.

In Italia, iniziative come il bonus vacanze 2020-21 hanno avuto un impatto temporaneo, ma non strutturale. Per Federalberghi, servono misure permanenti per rendere le vacanze accessibili, anche attraverso incentivi per il turismo di prossimità, il sostegno al trasporto ferroviario e l’accesso agevolato ai servizi culturali.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il recupero psicofisico attraverso il tempo libero è una componente essenziale della salute mentale. La vacanza non è solo evasione, ma prevenzione del burnout, qualità della vita e coesione sociale.

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