Indicizzazione. Google non tratta i siti allo stesso modo

Indicizzazione. Siamo noi a commettere errori che l’Intelligenza Artificiale di Google non ci perdona.

Brian Harnish di Search Engine Journal ne ha recentemente individuati 14, ma sarebbe già sufficiente impegnarsi a correggere i più banali per ottenere subito dei risultati tangibili.

Il dominio

Il primo motivo per cui Google non indicizza un sito sembra proprio il più banale di tutti: è quello di non avere nemmeno un dominio personale o di non comunicare bene il nome stesso del dominio. Non possiamo chiedere al motore di ricerca di pensare al nostro posto: se non trova un nome, scarta la ricerca, e basta.

Può essere dovuto al fatto che l’URL è mal digitato o che non è impostato correttamente su WordPress. Una prima verifica è sull’impostazione “https://xxx.xxx…”, ma il reindirizzamento 301 dell’indirizzo IP potrebbe non essere configurato correttamente. Un modo per risolvere questo problema consiste nell’aggiungere reindirizzamenti dalle versioni www delle pagine ai rispettivi domini. Vale anche la pena riparare eventuali reindirizzamenti 302 e assicurarsi che siano impostati su 301. Se le persone vengono indirizzate correttamente quando provano a cercare qualcosa [es. nome-cognome], arrivano anche al nome di dominio.

I dispositivi mobili

Un secondo errore ormai imperdonabile è non ottimizzare il sito per i dispositivi mobili, perché Google ha introdotto l’indicizzazione Mobile-First. Il cervellone di Google non è in grado di capire se un sito è bello o brutto, ma capisce bene se non è ottimizzato per la visualizzazione su smartphone o tablet, e lo penalizza. E’ un controllo facile da fare con le app gratuite disponibili.

Un altro aspetto che penalizza molto i siti è l’uso di un linguaggio di programmazione troppo complesso per Google: non si tratta di scegliere i linguaggi più attuali, anche il vecchio JavaScript può andare bene, purché le impostazioni siano corrette e non causino problemi di scansione e indicizzazione, e quindi di velocità di caricamento. La semplicità premia sempre, se non si è dei maghi del web.

La velocità di caricamento

Ottimizzare la velocità di caricamento è fondamentale perché Google l’apprezza e mette i risultati della ricerca in primo piano. Sono molti i fattori che possono provocare rallentamenti. Il più comune è di avere troppi contenuti sulle pagine, soprattutto se si sta utilizzando un server vecchio stile con risorse limitate.

Indicizzazione. Le verifiche

Uno degli strumenti più semplici per fare una verifica è Google Page Speed ​​Insights: diventa facile identificare quali sezioni del sito richiedono attenzione per migliorarne la velocità. Un’altra applicazione è su webpagetest.org: anche questo strumento permette di vedere, in dettaglio, gli elementi specifici del sito che stanno causando problemi. Evidentemente, però, la soluzione migliore è spendere qualcosa in più e acquistare un nuovo piano di hosting con più risorse (i server dedicati, ad esempio, sono di gran lunga migliori di quelli condivisi) o utilizzare un servizio CDN (Content Delivery Network o Content Distribution Network) cioè una rete per la consegna di contenuti, chiamata anche Enterprise Content Delivery Network.

La qualità dei contenuti

Infine, la qualità dei contenuti. I contenuti ben scritti sono fondamentali per avere successo su Google. Secondo Brian Harnish di Search Engine Journal i contenuti con meno di 1.000 parole non vanno bene come i contenuti con più di 1.000 parole.

Il contenuto di un sito deve essere bello, ma soprattutto utile. Deve rispondere a domande, fornire informazioni o presentare punti di vista innovativi e, quando possibile, dirompenti. Se non soddisfa questi standard, probabilmente Google troverà un altro sito con contenuti di qualità migliore, in grado di ottimizzare la ricerca degli utenti e ottenere una maggiore customer satisfaction.

Del resto avere un sito user-friendly e coinvolgente è fondamentale per una buona SEO. Google classificherà un sito più in alto nei risultati di ricerca se è facile per i visitatori trovare ciò che stanno cercando e se riescono a navigare nel sito senza perdere tempo, e senza sentirsi frustrati o insoddisfatti.

Banalmente, Google non vuole che gli utenti trascorrano troppo tempo su una pagina che impiega un’eternità a caricarsi, ha una navigazione confusa o è semplicemente difficile da usare perché ci sono troppe distrazioni. Anche l’eccesso di pubblicità fa danno nell’indicizzazione.

Indicizzazione. Aspetti tecnici

Ci sono in realtà decine di trappole da evitare quando si tratta di SEO. Ma sono argomenti tecnici che non ha senso affrontare in questa sede. Ad esempio, se si imposta il ​​file robots.txt su noindex, Googlebot non sarà in grado di eseguirne la scansione. Oppure, se si utilizza JavaScript per visualizzare i contenuti, diventa un po’ più difficile diagnosticare i problemi. Anche il rendering dell’HTML, rispetto all’HTML non elaborato, se in sovrapposizione, potrebbe creare problemi a Google che potrebbe non riuscire ad eseguire la scansione o l’indicizzazione di tale collegamento.

Google Search Console, meta tags e così via

Anche Google Search Console richiede molta attenzione, e a volte, per pura sfortuna, i meta tag sono impostati su noindex, nofollow. Di conseguenza, quella pagina potrebbe non essere stata reindicizzata e se è attivo un plug-in per impedire a Google di eseguire la scansione del sito, quella pagina potrebbe non essere mai più indicizzata. In questo caso la soluzione è semplice, basta cambiare qualsiasi meta tag noindex, nofollow e impostarli come index, follow.

Ma non azzardatevi a fare troppi interventi tecnici, meglio lasciarli fare a chi sa farli.

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