La Corte Costituzionale boccia il referendum per l’eutanasia legale. Ma l’Italia non si ferma

Negli scorsi mesi sono state raccolte più di un milione di firme per il referendum sull’eutanasia legale, ma la Corte costituzionale dice no. “Abrogazione parziale dell’articolo 579 del codice penale”, questa la denominazione ufficiale del referendum, sul tema dell’omicidio del consenziente.

La norma, in sostanza, sancisce la reclusione da 6 a 15 anni per chiunque cagioni la morte di un altro soggetto con il suo consenso, prevedendo una sorta di ipotesi di omicidio “attenuata”. La differenza agli occhi dell’ordinamento è lampante, tant’è che la fattispecie dell’omicidio nota a tutti noi prevede la pena della reclusione per un periodo in ogni caso non inferiore ai 21 anni.

Ebbene, la Corte ha ritenuto di non poter accogliere il referendum, e di dichiararlo pertanto inammissibile, perché con l’abrogazione, seppur parziale, dell’articolo 579, “non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”, si legge sulla nota della Consulta. A ben vedere, il referendum non depenalizzerebbe totalmente l’articolo 579, perché, e su questo la giurisprudenza parla chiaro, è (e, in ogni caso, sarà) sempre applicato il reato di omicidio doloso nelle ipotesi in cui il fatto sia commesso nei confronti di una persona inferma di mente o in condizioni di deficienza psichica per altra infermità, proprio come si legge nel comma 3, che non subirebbe sostanziali modifiche.
A viziare il consenso (e pertanto, ad escludere l’applicazione dell’articolo) è sufficiente anche solo una momentanea diminuzione della capacità psichica, come potrebbe essere un temporaneo stato di ebbrezza.

Certamente la sentenza, attesa per i prossimi giorni, chiarirà e approfondirà la posizione della Corte.
Certo è che, nel frattempo, la decisione ha scaturito parecchio malcontento da parte di tutti gli italiani che, negli scorsi mesi, si erano riversati nelle piazze per firmare la richiesta del referendum abrogativo, nella speranza di scrivere una nuova bella pagina di democrazia.

Ma non tutto è perduto: probabilmente la forma del referendum popolare, con poco margine di manovra, non è la più adatta ad un intervento delicato, sfaccettato e rivoluzionario come quello dell’introduzione dell’eutanasia legale. E se questa apparente sconfitta si trasformasse in un segnale forte e chiaro per il legislatore?

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