Al di là delle singole convinzioni politiche di ciascuno di noi, che cosa abbiamo appreso da questi risultati?
Il vero dato significativo di queste europee è la astensione del 50 percento degli elettori. Ovviamente le forze politiche se ne dolgono a parole e ne sono entusiasti nelle loro stanze. Minore è la percentuale dei votanti e maggiore è la percentuale di groupies, di clientes e di idioti tifosi, a meno che la percentuale non precipiti drasticamente, per esempio oltre il 75 percento di astenuti, determinando una protesta di massa che a quel punto diventerebbe rumorosa e non più silente, probabilmente anche a livello fisico e di protesta persino violenta.
L’Italia resta un Paese che non punisce, se non con estrema lentezza e neanche sempre, i soggetti politici inetti. Giorgia Meloni guida un governo che dopo due anni continua a non portare a casa alcun tipo di risultato concreto, se non in negativo, eppure risulta sempre il primo partito italiano, uscendo vincente anche da queste elezioni. Evidentemente gli italiani sono masochisti o perlomeno immobilisti, oppure catatonici. Gli altri movimenti di voti sono comunque molto contenuti.
Tiene Forza Italia nonostante la scomparsa di Berlusconi, tiene la Lega trainata dal generale Vannacci, tiene bene il PD a guida Schlein, perde molto (come era prevedibile) il M5S di Giuseppe Conte, guadagna la sinistra di AVS con il caso Ilaria Salis, perdono i centristi ambigui come Renzi e Calenda, che comunque forse insieme avrebbero preso dal 5 al 7 percento, non certo poco per due politici che sono praticamente il sinonimo del trasformismo più becero. Non passa lo sbarramento del 4 percento, ma dal nulla porta a casa un 2 percento Michele Santoro col suo movimento pacifista.