Le innovazioni alimentari sono indispensabili? Che vantaggi porteranno?

Le innovazioni alimentari sono considerate indispensabili da numerosi esperti internazionali del settore, per diversi motivi. Tra i principali, vi è la necessità di rispondere alle sfide globali e locali legate alla sostenibilità, alla sicurezza alimentare, alla salute e alle esigenze dei consumatori. Ma non tutti i partiti politici in Italia sono favorevoli a questo sviluppo del mercato alimentare, e spesso il Governo manifesta forti dubbi e tende a privilegiare le produzioni alimentari classiche. Non c’è da stupirsi, del resto, visto il successo della dieta mediterranea in tutto il mondo.

Sostenibilità ambientale
Le innovazioni possono contribuire a sviluppare metodi di produzione alimentare più ecologici, riducendo l’uso di risorse naturali come acqua e suolo, e diminuendo le emissioni di gas serra. Anche in termini di economia circolare promuovere il riciclo e il riutilizzo dei sottoprodotti agricoli e alimentari ridurrebbe sensibilmente gli sprechi.
Sicurezza alimentare, salute e benessere
Tecnologie avanzate possono garantire cibi più sicuri e di migliore qualità, riducendo il rischio di contaminazioni e aumentando la tracciabilità lungo la filiera produttiva. Tecniche innovative, come l’agricoltura di precisione e l’uso di biotecnologie, possono aumentare la resa dei raccolti e la produttività. Lo sviluppo di nuovi prodotti alimentari arricchiti con nutrienti specifici o personalizzati in base alle esigenze nutrizionali individuali può migliorare la salute dei consumatori. Innovazioni nei processi di produzione possono aiutare a ridurre la presenza di zuccheri, grassi e additivi nocivi negli alimenti.

Competitività economica
Investire in innovazioni alimentari può stimolare la crescita economica, creando nuove opportunità di lavoro e sostenendo le imprese italiane nel mantenere una posizione competitiva a livello internazionale. Prodotti alimentari innovativi e di alta qualità possono rafforzare l’export italiano, contribuendo positivamente alla bilancia commerciale del Paese.

Inoltre tecnologie innovative possono aiutare le colture a diventare più resistenti ai cambiamenti climatici, alle malattie e ai parassiti, garantendo una produzione stabile anche in condizioni avverse.

Alimentarsi nel futuro

Secondo il sito www.esgnews.it nostro attuale modo di produrre e consumare il cibo non è sostenibile. La necessità di trovare un metodo alternativo, che sia meno impattante a livello ambientale e sociale, ci sta indirizzando verso due strade opposte, ma complementari. Da un lato, stiamo assistendo a una sorta di “ritorno alle origini”, con una riscoperta dei piccoli agricoltori, delle tecniche agricole tradizionali, del biologico e dei prodotti locali e stagionali. Dall’altro, la ricerca sta spingendo il settore agroalimentare all’innovazione, con l’apertura del mercato nei confronti di cibi alternativi a quelli convenzionali. Prima di scoprire quali sono questi novel food, facciamo una premessa.

I sistemi agroalimentari sono responsabili del 31% delle emissioni di gas serra generate dalle attività umane a livello globale, stando all’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO). Nel 2019, il settore ha generato 16,5 miliardi di tonnellate di emissioni: 7,2 miliardi provenienti dalle aziende agricole (allevamenti compresi); 5,8 miliardi derivanti dai processi legati alle catene di approvvigionamento e 3,5 dal cambiamento dell’uso del suolo.

L’agricoltura irrigua rappresenta il 20 per cento del totale dei terreni coltivati, ma contribuisce per il 40 per cento al totale del cibo prodotto nel mondo: se bere due litri di acqua al giorno è mediamente sufficiente per un individuo, ne occorrono circa tremila (dati FAO) per soddisfare il suo fabbisogno alimentare quotidiano. Fra gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU, i cosiddetti SDGs, ce ne sono due che riguardano l’alimentazione: il dodicesimo (consumo e produzione responsabili) e il secondo (sconfiggere la fame). Dal raggiungimento del dodicesimo, tutto sommato, dipende quello del secondo: senza un’inversione di rotta, 660 milioni di persone saranno ancora costrette a soffrire la fame nel 2030.

Quali sono i cibi del futuro?

Molti di quelli che in Europa sono considerati “cibi del futuro”, in altri continenti vengono invece consumati abitualmente già da tempo. È il caso delle alghe, diffusissime nel continente asiatico, e degli insetti, consumati da circa due miliardi di persone in Asia, Africa e nelle Americhe. La carne coltivata è stata autorizzata negli Stati Uniti, a Singapore e in Israele, dov’è consentita anche la produzione di latte sintetico.

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