La mostra personale di Vittoria Arena
(Premessa: qui, il termine “terapia” è inteso come qualsiasi mezzo o forma che procura giovamento, sollievo, cura.)
Siamo appena tornati da un viaggio immersivo durato tre giorni all’interno della mostra personale di Vittoria Arena: “Viaggi Visivi: Scorci di Paesaggi”, ospitata nella sala comunale di Bottanuco (BG).
È stato più di un evento espositivo. Un vero e proprio percorso interattivo e inclusivo, dove ogni ospite è stato invitato a seguire un cammino personale, lasciandosi guidare dallo sguardo, dalla curiosità, dall’intuizione. Ci si è potuti soffermare, perdersi e ritrovarsi. Ma soprattutto, si è potuto entrare in empatia con l’artista attraverso i colori e la matericità delle sue opere.
L’obiettivo era creare un punto d’incontro autentico tra l’arte e il visitatore. E la missione è stata compiuta. Ogni interazione ha generato emozioni condivise, spesso profonde. Ogni incontro, anche per l’artista, è stato un nuovo viaggio, vissuto insieme a un “nuovo compagno”.
Si è confermata una mostra interattiva dove l’arte ha fatto da ponte tra percezioni, realtà e connessioni. Molti visitatori hanno riconosciuto nei paesaggi rappresentati memorie personali: luoghi, visioni, istanti vissuti. Ma, i quadri hanno anche raggiunto luoghi dove la memoria non arrivava, rivelando emozioni che non si sapevano nemmeno di provare.
L’empatia della materia, la voglia di mettersi in viaggio insieme… sono state l’anima pulsante di questa esperienza. Di solito si chiudono gli occhi per sognare, ma in questo caso no. Si aprono, si soffermano, curiosano e vivono. L’arte, qui, non ha chiesto di essere capita, ha chiesto di essere vissuta. E, nel viverla, molti si sono scoperti, si sono sentiti parte integrante dell’opera. I colori non sono solo pigmenti, ma ponti: verso l’artista, verso l’opera, verso sé stessi.
Tra le opere d’arte, mi soffermo in particolare su “Un lungo viaggio”, una montagna imponente e concreta. Non solo simbolo paesaggistico, ma presenza viva, materica e realistica. Rassicurante nella sua forza, eppure capace di smuovere. Ed è proprio in questo che risiede la forza terapeutica dell’arte.
Vittoria Arena, con la sua mostra, ci ha donato una forma nuova di conoscenza paesaggistica, non spiegata, ma sentita. Un’arte che non pretende di essere capita, ma che “chiede” di essere accolta, vissuta e condivisa. E se nel farlo diventa anche cura, allora è questa è soddisfazione più grande. Gli sguardi, le espressioni, le emozioni viste e vissute sono state la comunicazione più profonda. Quella che le parole, da sole, non riescono a esprimere.
Un grazie speciale a Vittoria Arena per aver condiviso questa esperienza. Con l’augurio che il prossimo viaggio insieme alla sua arte arrivi presto.
GretaMarilyn Carnieletto