Ricehouse, la rivoluzione dell’edilizia

Se per un celebre proverbio “Il riso nasce nell’acqua e muore nel vino”, per Ricehouse, il riso non deve morire mai.

Quante cose possono essere fatte con un chicco di riso? Non iniziate a pensare alle più tipiche ricette. Allontanatevi dal mondo della cucina e allargate il vostro orizzonte.

Tiziana Monterisi e Alessio Colombo lo hanno fatto. Nel settembre 2016 hanno creato l’innovativa startup Ricehouse specializzata nella bioedilizia. Il loro obiettivo era quello di trasformare gli scarti della lavorazione secondaria del riso, in materiali sostenibili per cantieri edili. Quindi attraverso processi di innovazione a impatto zero, forniscono al mondo edile nuovi materiale per la costruzione di case e altre edifici.

“Questo progetto è nato moltissimo tempo fa. Per lavoro cercavo materiali per costruire una casa sana per l’uomo e per l’ambiente. Poi, 17 anni fa mi sono trasferita a Biella- il paese europeo più a nord che produce riso- e mi sono chiesta che fine facessero la paglia di riso e la lolla, ovvero la pelle del chicco”, ci ha raccontato l’architetta Monterisi, una vera e propria nativa ecologica. “Il 30 % della produzione del riso viene scartato, mentre il 70 % è fonte di nutrimenti. Ho capito subito che era perfetto perché con il suo utilizzo non si spreca niente”.

Monterisi e Colombo hanno un’immagine di edilizia sana e un modo innovativo di progettare, tecnologicamente avanzato, che si impegna a trasformare la casa in un nuovo organismo vivente. Paglia, lolla, termo intonaci, massetti alleggeriti e finiture in lolla-calce e pannelli isolanti, sono alcuni dei materiali in commercio. Poi, la paglia di riso ha alcune caratteristiche chimiche che si legano perfettamente con altri materiali naturali come l’argilla o la magnesite.

In quattro anni Ricehouse ha raggiunto novanta cantieri con i suoi materiali e Monterisi ha progettato e costruito una ventina di case. Tra queste anche la sua. E chissà come deve essere vivere in una casa protagonista di una rivoluzione, dove l’architettura non è più accusata di disboscamenti, è responsabile, sensibile ma soprattutto non cementifica. Le costruzioni non necessitano di impiantistica per il riscaldamento e sono ecologiche.

“Impatto e impronta zero, dove non si incide sull’ambiente e sull’uomo, sia durante la costruzione, sia da stabile abitato, sia quando deve essere demolito”, ha poi continuato Monterisi.

Il loro obiettivo per il futuro?

Semplice, promuovere un cambiamento epocale che trasformerebbe l’arte di costruire edifici sia a livello ambientale che di salute. E poter vedere un giorno la grande edilizia utilizzare materiali sostenibili.

 

 

 

ALTRI ARTICOLI

Learn how we helped 100 top brands gain success