Teatro alla Scala: torna un classico molto amato, Lo Schiaccianoci. Fino al 12 Gennaio

IL CLASSICO DI NATALE SULLE PUNTE NUOVAMENTE IN SCALA

Torna alla Scala un classico molto amato, Lo Schiaccianoci, in coincidenza con periodo natalizio, lo stesso dell’ambientazione del balletto, con coreografia del grandissimo Rudolf Nureyev.

Balletto con musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij, su indicazioni del coreografo Marius Petipa e, successivamente di Lev Ivanov, viene commissionato dal direttore dei Teatri Imperiali Russi, Ivan Aleksandrovič Vsevoložskij dal racconto Schiaccianoci ed il Re dei Topi di Hoffmann (1816). Čajkovskij compone la musica tra il 1891 e il 1892: la prima rappresentazione ha luogo il 18 dicembre 1892 a San Pietroburgo, Teatro Mariinskij, diretta dall’italiano Riccardo Drigo e con la coreografia di Lev Ivanov. L’opera non ha per niente successo. Antonietta Dell’Era, milanese allieva di Carlo Blasis, è la Fata Confetto, personaggio poi soppresso, affiancata da Pavel Gerdt ed Olga Preobrajenska; il ruolo di Clara è interpretato da una bambina della scuola di ballo del Teatro Mariinskij. Petipa si limitò ad ideare la coreografia che poi passò ad Ivanov, a quanto pare, per motivi di salute. Dopo la prima esecuzione di Ivanov ne seguono diverse: una rivista da Gorskij nel 1917, ed una da Lopukhov nel 1929. Esce per la prima volta dalla Russia nel 1934 quando, mentre al Teatro Mariinskij va in scena la versione di Vasilij Vajnonen dove ruolo di Clara (o Maria, o Masha nelle versioni russe) coincide per la prima volta con quello della Fata Confetto, al Sadler’s Wells di Londra la Vic-Wells Ballet Company riprende la coreografia di Ivanov, con la grande Alicia Markova nel ruolo della Fata. Un successo clamoroso, ripreso poi nel 1937 con Margot Fonteyn e Robert Helpmann. I Ballets Russes de Monte Carlo portano in scena Schiaccianoci nel 1936 nella versione di Boris Romanov; in Scala lo si vede per la prima volta nel 1938, coreografia di Margareta Petrovna Froman, con Nives Poli protagonista. Ancora, nel 1951, Frederick Ahton mette in scena la sua coreografia per il Sadler Wells Theatre Ballet, con Svetlana Bersova e David Blair. Nel 1957 David Lichine firma la sua versione per il London’s Festival Ballet.

La prima versione americana è di George Balanchine per il New York City Ballet, 1954, con sua moglie Maria Tallchief e Nicholas Magallanes; Balanchine decide di dividere il balletto in due parti, seguendo la trama originale: la realtà e il sogno. Non si deve dimenticare che Balanchine, georgiano, aveva danzato la coreografia originale di Lev Ivanov prima di trasferirsi negli Stati Uniti. John Cranko firma la sua versione per lo Stuttgart Ballet nel 1966, apportando numerose varianti: non più Clara ma Lena, non c’è lo Schiaccianoci ma il soldato Kondrad, non c’è Drosselmeyer ma la Fata Fitzliputz: versione dubbia.

In Scala, dopo il debutto del 1938, bisogna aspettare il 1956 per vedere di nuovo il balletto, coreografia di Alfred Rodriguez, con Margot Fonteyn e Michael Somes. Nel 1969 si vede per la prima volta la versione di Rudolf Nureyev, che è tutt’ora la più rappresentata in Scala, dove Drosselmeyer e lo Schiaccianoci sono impersonati dallo stesso danzatore, spesso lo stesso Nureyev: con lui, Liliana Cosi e Vera Colombo. Nel 1970 arriva il Balletto del Bolshoij con la versione di Jurij Grigorovic da Marius Petipa, con Natalia Bessmertnova e Ekaterina Maximova. Solo nel 2000 arriva una nuova versione, quelle di Ronald Hynd, che però non ebbe grande successo, nonostante Roberto Bolle. La coreografia di Nacho Duato approda in Scala nel 2014, con Maria Eichwald e Roberto Bolle, frutto della modernità del coreografo spagnolo.

Siamo alla vigilia di Natale, la piccola Clara riceve in regalo da Drosselmeyer, un amico di famiglia dall’aura misteriosa e dalla fama di essere un mago, uno schiaccianoci. Una volta addormentata, sogna di venire attaccata da uno stuolo di topi cattivi, ma a difenderla arriva il suo Schiaccianoci, ora diventato un bellissimo principe, che, con il suo esercito di soldatini, sconfigge i topi ed il loro malvagio Re. A celebrare l’evento ed il Principe, un susseguirsi di danze da paesi lontani, con le bambole che si animano dando vita ad una festa da favola, finchè Clara si sveglia e si ritrova con il suo schiaccianoci come l’aveva lasciato la sera precedente.

Il problema di tutte le coreografie di Nureyev è che le pensò sempre per sé stesso e su se stesso. Profondamente convinto che il danzatore meritasse più spazio in scena, scena che non deve essere solo della partner, il tartaro volante ha aggiunto variazioni e cambiato alcune delle interpretazioni del corpo di ballo. Dove non ha aggiunto, ha complicato incredibilmente, alzando molto la difficoltà di esecuzione. Quando si trovano altri a dover affrontare le sue idee, con tutto il rispetto, non sempre il risultato è all’altezza del suo coreografo. Una coreografia complicata la sua, molto pesante fisicamente, difficile e senza un attimo di pausa: si arriva alla fine sfiniti. Per una volta la coppia principale è affidata all’ospite di turno, Hugo Marchand, étoile dall’Opéra di Parigi nel ruolo del Principe Schiaccianoci, ed ad Alice Mariani, una delle prime ballerine scaligere. Trentunenne, bretone di Nantes, bello ed impossibile, Marchand ha impressionato davvero molto: tecnica impeccabile, buone doti interpretative, sorriso contagioso e fisico da urlo, con i suoi adduttori di cemento armato, ricama sul palco i complicati passi di Nureyev come un pizzo, senza il minimo problema: brisés, salti, entrechat-quatres, cabrioles velocissimi, è davvero incredibile, sembra finto. Una prima rappresentazione con Alice Mariani non è cosa di tutti gli spettacoli, finalmente un po’ di rotazione: fisicamente il ruolo di Clara non le si addice assolutamente, ma interpreta molto bene ed, a suo onore, c’è da dire che lavora molto in sala, e si vede; soprattutto è forse l’unica a non essersi fatta coinvolgere dal mondo infetto delle influencers, malattia che ha contagiato purtroppo diverse sue colleghe, che anziché concentrarsi sul proprio lavoro, fanno tutt’altro, da pubblicità varie a programmi televisivi: tanto da lì non le caccia nessuno.

Oltre ai protagonisti, una serie nutrita di personaggi che da veri e presenti alla festa di Natale diventano poi gli interpreti delle danze dal mondo in questa versione di Nureyev: sono invece altri danzatori ad interpretarli nell’edizione originale di Ivanov. I fratelli di Clara, Fritz (Mattia Semperboni) e Luisa (Linda Giubelli) eseguono la danza spagnola con una bella energia; bellissimi Antonella Albano e Marco Agostino nella danza araba; simpatici e frizzanti i tre cinesini (Christian Fagetti, Domenico Di Cristo e Rinaldo Venuti); ironici i danzatori russi, che interpretano anche i genitori di Clara (Francesca Podini e Gabriele Corrado); un cameo la danza francese, qui un pas de trois di Vittoria Valerio, Agnese Di Clemente e Nicola Del Freo. Sul Corpo di Ballo ricadono sempre gli stessi problemi: poca convinzione, poca armonia, pochissimi sorrisi, molta standardizzazione, file non mantenute, sincronia d’insieme poca o nulla. Un po’ di entusiasmo, tecnica e gusto per fare quello che si sta facendo non guasterebbe…

Storici scene e costumi di Nicholas Georgiadis dall’originale di Nureyev, la cui anima aleggia in questo titolo bellissimo e senza tempo a cui ognuno dovrebbe inchinarsi. Da vedere assolutamente.

Teatro alla Scala Piazza della Scala, Milano
Fino al 12 Gennaio 2025, ore 20.00
Biglietti da EUR 24,00 a EUR 180,00
www.teatroallascala.org

ALTRI ARTICOLI

Learn how we helped 100 top brands gain success