“CHICAGO”, DOV’E’ BOB FOSSE?
— di Chiara Pedretti —
Al Teatro Nazionale di Milano ha recentemente debuttato Chicago: un cult del musical theatre americano, noto anche al pubblico dei non addetti grazie al film del 2002 diretto da Bob Marshall ed interpretato da Catherine Zeta-Jones, Renée Zellweger e Richard Gere.
Chicago è uno degli esempi più calzanti di quello che ormai è noto come stile Bob Fosse, dal suo creatore: il primo a mettere inscena uno stile di danza che, se si esce da Broadway, è ben difficile da vedere nella sua autenticità. Lo stesso Fosse era nato proprio a Chicago, e da ballerino come molti altri diveta un coreografo e regista unico, firmando veri e propri capolavori: i meno noti The Pajama Game (1954) e Damn Yankees (1955), poi Sweet Charity (1969), Cabaret (1972) ed appunto Chicago (1975) fra gli altri. La prematura morte per infarto nel 1987, a soli sessant’anni, gli ha impedito di proseguire con le sue opere geniali. Per la storia delle assassine ballerine Fosse si avvale delle musiche di John Kander e dei testi di Fred Ebb, gli stessi autori di Cabaret e New York, New York: le sue prime interpreti due miti, Gwen Verdon, moglie dello stesso Fosse, e Chita Rivera. Al debutto lo spettacolo non riscosse in realtà un grandissimo successo, ma la ripresa degli anni ‘90 ne ha fatto invece uno degli spettacoli di maggior successo di Broadway ed il musical americano con il maggior numero di repliche, tutt’ora in scena all’Ambassador Theatre di New York City dopo la prima del 1996.
Nella Chicago degli anni Venti, la nota ballerina Velma Kelly uccide la sorella Veronica ed il marito Charlie dopo averli trovati a letto insieme; poco dopo, l’aspirante ballerina Roxie Hart viene arrestata per aver ucciso l’amante Fred Casely. Roxie convince il marito, l’ingenuo Amos, a dichiarare alla polizia che l’uomo ucciso fosse un ladro, ed egli acconsente; ma quando la polizia comunica ad Amos il nome della vittima, questi si accorge che era colui che gli aveva venduto i mobili e capisce che la moglie aveva una relazione con lui. La verità viene a galla e Roxie arrestata e spedita in carcere. Qui incontra Velma ed altre assassine, sorvegliate da una guardia corrotta, “Mama” Morton, che fa favori alla detenute in cambio di denaro: è così che Velma Kelly è uscita su tutti i giornali ed ora è famosa. Roxie fa lo stesso e le ruba le prime pagine dei giornali, ma anche l’avvocato, il super quotato Billy Flynn. Flynn prende in mano il caso di Roxie e si reinventa la sua vita precedente per renderla più simpatica agli occhi della stampa e in particolar modo della giornalista Mary Sunshine: così Roxie diventa il nuovo scoop di Chicago e la popolarità di Velma cala radicalmente, tanto che la donna, in un atto di disperazione, cerca di convincere Roxie ad unirsi allo show che prima faceva con la sorella, ma Roxie rifiuta: per diventare ancora più popolare, si finge addirittura incinta. Durante il processo Roxie mette in atto tutte le strategie che aveva pensato Velma; Bill riesce a farla assolvere, ma un nuovo e clamoroso crimine le ruba la scena e la sua effimera celebrità è finita. L’unico a restare con lei è Amos, ma quando questi scopre che la moglie non è veramente incinta, la lascia definitivamente. Roxie si unisce a Velma in nuovo spettacolo di varietà, che diventa straordinariamente popolare.
La trasposizione italiana
Quando si vede una trasposizione italiana di un cult del musical theatre americano, bisogna sempre aspettarsi che non si è, purtroppo, a Broadway. Da anni ormai il palco del Teatro Nazionale è monopolio di Stage Entertainment che si avvale quasi sempre dello stesso staff creativo per le sue produzioni, in particolare della regia di Chiara Noschese: l’abbiamo seguita da sempre, da quando era interprete lei stessa ma diretta da altri (Cantando Sotto La Pioggia, Aggiungi Un Posto A Tavola, Alleluja Brava Gente tra gli altri) ad ora, regista dal 2010 di quasi tutte le produzioni. Senza dubbio la Noschese è brava, in gamba e con delle buone idee, anche se le manca proprio un po’ di mentalità americana per questo tipo di spettacolo. Fare musical non è fare teatro, non è fare televisione, non è fare cinema, è completamente un’altra cosa e bisogna saperla fare. A maggior ragione quando si toccano certi cults.
Tante cose non funzionano in questa versione che è proprio italiana, ad iniziare dalla coreografie: il nome di Franco Miseria, grandissimo coreografo e pioniere della danza in Italia, faceva ben sperare, ma la delusione è stata enorme. Come si può far danzare un misto di hip hop ed altro non ben definito in un titolo come Chicago? Lo stile Bob Fosse si chiama così per un motivo. Questi brani musicali si danzano così, non ci sono alternative. I danzatori sono bravi, anche se non a tutti sembra piacere quello che fanno, ma le coreografie sono davvero completamente fuori luogo: troppo moderne, troppo fuori musica, troppo fuori stile. I costumi sono in parte in tema, ma in parte no: come si può vestire i danzatori come il Principe di Cenerentola, tipo militari in alta uniforme con giacche con alamari e mostrine? In Chicago ci si veste di nero. Non è difficile, basta guardare chi ha preceduto.
Infine, la scelta di Velma, un personaggio forte, aggressivo, una donna indomita che non si lascia mettere in piedi in testa da niente e da nessuno, che (dovrebbe) recitare, cantare e soprattutto danzare: qui non è una ballerina, non è una cantante, è un’attrice tra l’altro cinematografica con un discreto nome in Italia, Stefania Rocca. Sul canto meglio non commentare, non muove un passo di danza frenando in certi punti anche gli altri e sull’interpretazione non è Velma. Troppo morbida, troppo pacata, troppo appassita. Non è con i grandi nomi che si fanno grandi spettacoli, se non sono adatti.
Decisamente azzeccata invece la Roxie di Giulia Sol: svampita, un po’ isterica, piena di sé esattamente come il personaggio, con una bellissima voce ed una discreta tecnica di danza. Completano il cast Brian Boccuni come Billy Flynn, bravo, nel ruolo, bella voce, insomma ci siamo; stupenda la Mama Morton della stessa Noschese, la sua voce e la sua bravura in scena non tradiscono mai; incredibili i cambi di voce di Luca Giacomelli Ferrarini come Mary Sunshine, un ruolo spesso en travesti, da lirico femminile a maschile a pop.
La vera natura del Chicago di Bob Fosse si è persa completamente; certamente un pubblico poco esperto apprezzerà, abbagliato da paillettes e lustrini, ma per chi se ne intende rimandiamo all’Ambassor Theatre, 219 West 49th Street, New York City.
Teatro Nazionale
Piazza Piemonte, Milano
Fino al 28 Gennaio 2024
Biglietti da EUR 33,00 a EUR 69,00
www.teatronazionale.it