Web Tax. Contestato l’aumento dell’aliquota sulle plusvalenze delle criptovalute dal 26% al 42%

La recente decisione del governo italiano di aumentare l’aliquota sulle plusvalenze delle criptovalute dal 26% al 42%, inclusa nella Manovra 2025, ha suscitato reazioni contrastanti. Questo provvedimento punta a rafforzare le entrate fiscali per sostenere iniziative sociali e coprire il deficit fiscale, colpendo i guadagni ottenuti da attività speculative in criptovalute.

Già qualche giorno fa Il Sole 24Ore segnalava come la proposta di incremento dell’aliquota sulle plusvalenze da criptoattività a partire dal 1° gennaio 2025, contenuta nell’articolo 4 del Ddl di bilancio trasmesso al Parlamento, avesse suscitato forte preoccupazione tra gli investitori. In base alla normativa attualmente in vigore, a seguito delle modifiche introdotte dalla legge di bilancio 2023, esiste una soglia di 2.000 euro, entro la quale nessuna imposta è dovuta. Nel momento in cui venisse superato l’importo di 2.000 euro, scatterebbe nel 2025 la nuova tassazione.

Mentre il governo sostiene che la misura garantirà maggiori risorse, molti esperti e rappresentanti del settore digitale hanno espresso preoccupazioni. L’estensione dell’imposta sui servizi digitali (Digital Service Tax) colpisce anche piccole e medie imprese italiane che operano nel digitale, oltre alle multinazionali. Alcuni critici avvertono che tale aumento rischia di rendere l’Italia meno attrattiva per gli investimenti nel settore tecnologico e finanziario, potenzialmente spingendo capitali e startup verso paesi con normative fiscali più favorevoli. Inoltre, l’eliminazione delle soglie di fatturato per le imprese, che ora include soggetti con fatturati inferiori a 750 milioni di euro, amplifica le implicazioni per le aziende più piccole che operano in Italia, rafforzando il dibattito su un possibile impatto negativo sulla competitività

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Federico Freni, sottosegretario all’Economia, è già intervenuto per valutare una doverosa correzione di quanto previsto dalla norma appena annunciata. “La tassazione delle plusvalenze su bitcoin & c. alzata al 42% mette a rischio lo sviluppo di questa industria. La perdita di competitività rispetto agli altri Paesi sarebbe difficile da recuperare” ha dichiarato.

E aggiunge: “Alla dimensione della retromarcia dobbiamo contrapporre un laico dialogo finalizzato al potenziamento e alla crescita di strumenti innovativi e assolutamente compatibili con i target, ineludibili, della stabilità e della sostenibilità finanziaria”.

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