Il nuovo oro è l’idrogeno verde, il piano dell’Italia

L’Italia scommette sull’idrogeno verde. Il 30 aprile il governo Draghi ha approvato la versione finale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e lo stesso giorno lo ha inviato alla Commissione Europea a Bruxelles. Il Piano si inserisce all’interno del programma Next Generation Eu (Ngeu), il pacchetto da 750 miliardi di euro concordato dall’Unione Europea come risposta alla crisi provocata dalla pandemia.

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Il Piano italiano prevede investimenti pari a 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, lo strumento chiave del Ngeu. Altri 30,6 miliardi sono parte di un Fondo complementare, finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile. Il totale degli investimenti previsti è quindi di 222,1 miliardi di euro.

Il premier Draghi ha riassunto con queste parole il piano: “Il Pnrr è parte di una più ampia e ambiziosa strategia per l’ammodernamento del Paese. Il Governo intende aggiornare e perfezionare le strategie nazionali in tema di sviluppo e mobilità sostenibile, ambiente e clima, idrogeno, automotive, filiera della salute. L’Italia deve combinare immaginazione e creatività a capacità progettuale e concretezza. Il Governo vuole vincere questa sfida e consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all’interno di un’Europa più forte e solidale”.

L’importanza dell’idrogeno verde

La ripresa del Paese passa quindi dalla transizione ecologica e dalla rivoluzione verde che nel piano valgono circa 59 miliardi. Questo capitolo include anche la promozione dell’uso dell’idrogeno nell’industria e nel trasporto che assorbe 3,19 miliardi. Ma vediamo di capire di più sull’idrogeno verde.

ll primo aspetto da sottolineare è che l’idrogeno non si trova in natura. L’unico idrogeno a zero emissioni è quello “verde” e si ottiene dall’elettrolisi dell’acqua alimentata con energia elettrica prodotta da eolico e fotovoltaico, sono necessari processi industriali che consumano tanta energia e quindi costano. L’Unione Europea ha deciso di puntarci per arrivare a emissioni di carbonio zero nel 2050, e l’8 luglio 2020 ha definito una strategia: la produzione di idrogeno verde dovrà passare in 30 anni dal 2% al 14%. Ma ad oggi l’idrogeno verde è solo il 4% della produzione dell’idrogeno mondiale.

Tra le nazioni più attive ci sono Australia e Giappone: hanno creato un consorzio che inizierà a produrre idrogeno dalla lignite in un progetto pilota da 500 milioni di dollari. Il Giappone punta a diventare la prima società a idrogeno al mondo ed entro il 2030 il governo vuole realizzare la prima filiera completa dell’H2.

E l’Italia? La strategia nazionale sull’idrogeno prevede una penetrazione sui consumi nazionali di energia del 2% al 2030, con prospettiva del 20% al 2050, 5 gigawatt di elettrolizzatori installati sempre al 2030 e investimenti per 10 miliardi di euro suddivisi con il settore privato.

L’automotive scommette sull’idrogeno verde

Diverse società sono già ai nastri di partenza come Tenaris, Edison e Snam che hanno firmato un accordo finalizzato alla decarbonizzazione dell’acciaieria di Tenaris a Dalmine attraverso l’introduzione dell’idrogeno verde in alcuni processi produttivi. E poi c’è il progetto H2iseO: secondo cui in Lombardia, entro il 2023, ci sarà la prima linea ferroviaria con treni a idrogeno e nascerà la prima Hydrogen Valley italiana.

Non solo le energetiche ci sono anche altre società che stanno puntando sull’idrogeno. La multinazionale francese specializzata nel settore dei gas tecnici e medicinali, Air Liquide scommette sulla transizione energetica nell’obiettivo di raggiungere la decarbonizzazione nel 2050. E in quest’ottica ha preso accordi con Liquigas per la fornitura di biometano e con ArcelorMittal per la produzione di acciaio a basso contenuto di carbonio a Dunkerque.

Bmw, Toyota e Stellantis

Anche il settore dell’automotive si sta muovendo in questo senso. Bmw ha annunciato che il prossimo anno lancerà la X5 a idrogeno, la Hydrogen Nex. “Dal 2025 saremo in grado di lanciare nuove auto a celle a combustibile. Per noi l’idrogeno va di pari passo con l’elettrificazione della gamma”, ha detto l’ad di BMW Italia, Massimiliano Di Silvestre, a un webinar dell’ANSA sull’idrogeno.

Per il costruttore giapponese Toyota le auto alimentate a idrogeno sono già una realtà come la Toyota Mirai, la nuova berlina elettrica a fuel cell. Il prossimo 21 maggio debutterà in una gara del campionato Super Taikyu Series 2021 la Corolla Sport con un motore endotermico alimentato a idrogeno. La particolarità di questo veicolo sta nel fatto che la combustione non produce CO2 (non c’è il carbonio dei combustibili fossili), ma solo vapore acqueo. Ci aveva già provato anche la Bmw senza successo.

Infine la rivoluzione verde arriva anche nei mezzi pesanti. Volvo e Daimler Truck hanno stretto una nuova alleanza dedicata alla realizzazione di sistemi di trazione a celle di combustione a idrogeno. Cellcentric che si pone l’obiettivo di realizzare strutture da applicare al trasporto su gomma, anche a lunga distanza. Il progetto è in linea con il piano di Parigi, che prevede una completa riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2050. Cellcentric sarà il nuovo hub dedicato allo sviluppo di sistemi ad idrogeno. Nel frattempo sono stati già avviati alcuni test pre-serie presso lo stabilimento di Esslingen, vicino Stoccarda. I primi collaudi dovrebbero avvenire entro tre anni, con la produzione in serie attesa per la seconda metà del decennio.

Anche Stellantis ha dichiarato che quest’anno inizierà le consegne in Europa dei primi furgoni alimentati ad idrogeno; si tratta di versioni ibride, simili ai sistemi plug-in a benzina, e dotati quindi di un propulsore elettrico abbinato ad un sistema ad idrogeno.

Piccoli passi avanti che dovrebbero portare a una vera e propria rivoluzione verde.

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