ODISSEA: UN EVERGREEN
— di Luisa Melzi d’Eril —
Nell’angolo più nascosto della casa, nello scatolone dei vecchi libri insieme a diplomi e pagelle, magari usata come fermaporte, da qualche parte probabilmente si trova l’Odissea, che riposa dimenticata. Ecco, soffiate via la polvere e apritela. Vi accorgerete che essa parla di un mondo più vicino di quanto pensiate.
Uomo come noi
Profugo perenne, straniero o nemico nelle terre dove approda, naufrago, superstite ferito. Non ci ricorda i nostri giorni? Eppure, questo Ulisse sballottato non dimentica la sua Itaca, sconvolta dalla mancanza di un re, soggiogata da folli uomini intenti a gozzoviglie e violenze: i Proci.
Ulisse, chiamato Nessuno
Ritornare a casa, questo è il pensiero; e vendicarsi. Omero ci svela l’altro volto dell’eroe: Ulisse sparge sangue, non perdona, compie un massacro dei suoi concittadini. E’ virtuoso e ha mille risorse ma è anche crudele e pieno di sé. Tronfio della vittoria sul Ciclope, mentre se ne va, gli grida in faccia il suo vero nome: Odisseo; ha accecato il gigante; non riesce a trattenersi, la superbia prevale, e quell’avventatezza sarà pagata cara.
Odissea. Hybris
Vuole costantemente superare i limiti; spinto dalla curiosità, prova quello che è proibito: ascolterà il canto delle sirene. Ulisse è il simbolo della cupidigia umana, pensa di poter affrontare tutto e di essere indistruttibile. A ben vedere non è un eroe, è come noi: un uomo. In tutti c’è un po’ di Ulisse quando diciamo: ancora più veloce in macchina, ancora più in là nello spazio. Vogliamo oltrepassare i limiti dell’universo quando non conosciamo i nostri stessi confini.
Il miglior amico dell’uomo
Se Omero ha delineato i caratteri universali dell’uomo tremila anni fa, non si è dimenticato di dare importanza anche a figure più umili. Ricordate la scena di Argo, il cane di Ulisse? In un’epoca in cui gli animali erano poco più che oggetti, il cantore cieco si ferma per descrivere l’ultimo incontro tra Ulisse e il suo cane da caccia; Argo è vecchio e dimenticato da tutti, sta morendo, eppure è il primo a riconoscere il suo padrone travestito da mendicante. Il cane riesce a guardare veramente, non solo a vedere. Ha aspettato per salutare l’ultima volta il suo amato padrone e poi china la testa. Ugualmente la nutrice dell’eroe; vecchia ma tanto fedele da riconoscere da un minimo particolare fisico (la cicatrice sulla coscia) il suo re.
Odissea. I compagni di Ulisse
E i compagni di Ulisse, i suoi fedeli soldati? Fedeli sì, valorosi anche, accorti mica tanto. Anzi, possiamo dire che buona parte delle traversie dell’Odissea sono a causa loro. Vengono trasformati da Circe in maiali perché si danno ai bagordi senza alcuna cautela; la maga rivela il vero aspetto della loro interiorità: uomini nelle sembianze ma animali nell’animo. Poco dopo, salvati da Ulisse, giungono sull’Isola del Sole e si cibano delle vacche sacre al dio Iperione nonostante gli avvertimenti di Tiresia. Folli direte voi! Un po’ folli però siamo anche noi, che continuiamo a forzare la natura estenuandola e prosciugandola pur sapendo che un giorno ci verrà presentato il conto.
Siamo fatti così
Insomma, anche in un poema vecchio di migliaia di anni, l’uomo è sempre lo stesso, con le sue virtù e le sue debolezze, che cade per eccessiva curiosità o tracotanza, cieco, incauto, irrispettoso e stolto quando agisce in gruppo. L’Odissea è la storia dell’umanità; dagli eroi ai più umili, dai buoni ai cattivi, tutti sono protagonisti.