— di Annachiara De Rubeis — Il giusto tempo per una proposta di fidanzamento
Una proposta di fidanzamento, Ostuni, due ragazzi di 28 e 25 anni si sono scambiati gli anelli di fidanzamento in un primo grande passo d’amore. Inutile dire che sono così entusiasta da aver già preparato un ipotetico discorso in inglese per il loro futuro matrimonio. I protagonisti di questa favola? Lorenzo (cugino della sottoscritta), 28 anni, che vive a Londra da tempo immemore, ed Yvie, 25 anni, una bellissima ragazza inglese bionda nata in un paesino vicino Cambridge.
Galeotta fu la Random Coffee Chat
I due si sono conosciuti ad una Random Coffee Chat nel febbraio 2021, quando una seconda ondata di Covid era alle porte. La Random Coffee Chat è stata l’idea dell’addetto alle risorse umane dell’azienda in cui lavorano, che cercava di riprodurre quei 15 minuti di pausa caffè dove proventi e lavoratori si potevano riunire. Galeotta fu la Random Coffee Chat? Ebbene sì. Colti da una profonda amicizia, Lorenzo ed Yvie, dapprima a distanza, poi in attesa di vedersi, non si sono più lasciati. Come prima cosa ho chiesto a Lory: “È stato colpo di fulmine?”, “Sì” mi ha risposto. “Cioè, se la intendiamo dalla call, ‘abbiamo connesso dal primo momento’” ha specificato. Poi a maggio 2021, quando si sono visti per la prima volta, è stato colpo di fulmine dal vivo.
Era domenica 18 agosto, ero appena uscita fuori sul balcone chiedendomi come ogni domenica pomeriggio dove fosse l’amore. Certo, facilissimo chiederselo se sei sul balcone di casa tua, in cui le probabilità di trovarlo sono vicinissime allo zero. Nel frattempo, Lorenzo in una nota masseria di Ceglie Messapica, in provincia di Brindisi (la preferita di Yvie), si era inginocchiato, con fiori, tramonto, anello che non vedeva l’ora di uscire dalla tasca e occhi pieni di gioia. Dopo un po’ sono rientrata e ho ripreso a scrivere uno degli articoli che avevo lasciato in sospeso. Ed è stato lì che, dopo qualche minuto, è arrivata una videochiamata da Lory English, il suo numero inglese. E mi è sembrato strano visto che ci eravamo visti due giorni prima al mare. Rispondo subito, tolgo le cuffie bluetooth e noto gli occhi pieni di “ti devo dire una cosa” di Lory. “Annachiara ti devo far vedere una cosa” mi ha detto e ha spostato la telecamera sulla mano di Yvie. L’anello di fidanzamento brillava sulle sue dita vicine al volto, incorniciato da un luminosissimo fiero sorriso.
“Annachiara ha urlato..” ha raccontato Lory a mio zio, suo padre, quando si sono visti uno o due giorni dopo. (Confermo). Meno male che non mi ero ancora operata al polipo in gola.
Qualche giorno dopo, in una videochiamata per dirlo a nostro nonno, io e Lory, ci siamo confrontati. “Questo interessa più a te che a me” ha detto nostro nonno, spostando il cellulare verso di me.
La convivenza: su cosa siamo disposti a chiudere un occhio?
“Sai, ci siamo confrontati, con alcune storie dei nostri amici e tutti nonostante fossero insieme anche da tanti anni, appena andati a vivere insieme si sono lasciati”. Che la convivenza fosse uno step difficile per le neo-coppie non era una novità, ma cosa ha permesso a Lorenzo ed Yvie di godersela? “Direi che tutto quello che di solito le coppie fanno dopo, noi lo abbiamo fatto prima”. “Quando i contratti delle nostre rispettive abitazioni erano giunti a termine, ci frequentavamo da un anno e ci siamo chiesti ‘perché non andare a vivere insieme?’ Credo che oggi sia fondamentale per conoscere a fondo il partner, perché solo così capisci la persona che hai davanti”. Insomma, da questa chiacchierata è emerso che dalla convivenza non s’impara solo a gestire la divisione delle spese -di cui a nessuno importa onestamente, visto che chi come loro va a studiare fuori all’università, impara da subito a gestire la casa con i coinquilini, sono i cosiddetti doveri- ma si tratta anche di ciò che può piacere o no all’altra persona e, inevitabilmente, a te. Su cosa siamo disposti a chiudere un occhio? E quando le cose non vanno? Secondo Lory, notando i due mondi che s’intersecano, molto spesso quando le cose non vanno, le cause possono essere l’insoddisfazione sul lavoro, qualche faccenda familiare o insicurezze di un ambito al di fuori della coppia.
Conoscere senza filtri significa conoscere le imperfezioni
Quando sono andata a casa dei miei zii per congratularmi (e avere qualche notizia in più), mio zio ha detto una frase che non dimenticherò mai: “Conoscere senza filtri significa conoscere le imperfezioni”. Senza filtri, cioè indipendentemente dal tempo di utilizzo del cellulare, conta l’empatia che crei con quella persona. Coppiette che vi siete conosciute al tempo del Covid, come sta andando? Sarà l’ennesima dimostrazione che la tecnologia è pari ad ogni mezzo? Però, che miseri quelli che si perdono solo a chattare, piuttosto che vivere una relazione fuori! Nell’ultima in particolare io ne avevo fin sopra i capelli, di messaggini, di flirt… e poi? Ci si vede due volte in un mese! Perchè? Anche se non si sa quello che si vuole, per me non è tanto una colpa questo, quanto il fatto che venisse data priorità ad una sorta di programmaticità nell’essere amorevole, delle conversazioni perfette, piuttosto che conoscere una persona con una certa spontaneità e naturalezza. Dopo l’operazione alla gola ho capito una cosa che forse sarà detta e ridetta, ma è vera: ti rendi conto che se fino a poco tempo prima di entrare in sala operatoria alcune cose ti sembravano importanti, in realtà in quelle ore sotto ai ferri ho capito che non tutto era così importante; che mi sono svegliata dall’operazione con in mente il mio personaggio preferito del mio romanzo e che tutto quello che mi sembrava urgente in realtà non lo era.
Il tempo
“Siamo migliori amici. Un tipo di rapporto come il nostro è molto bello, ti migliora sotto tutti i punti di vista” dice Lorenzo.
“Ora la parte bella è che ci conosciamo da tre anni, viviamo insieme da due, dopo il fidanzamento non abbiamo pressioni del tipo: dobbiamo trovare casa, trasferirci, organizzare il matrimonio… abbiamo tutto il tempo per goderci questo tempo”.
Nella città a volte è tutto così immediato o di fretta, che persa una cosa, subito dopo ce n’è un’altra.. ma l’importanza di cogliere le cose nel giusto tempo resta.
La videochiamata di domenica si è conclusa con la mia ultima, ma non veramente ultima, domanda ad Yvie: “But Yvie, how are you?” e lei che mi risponde: “I’m happy!” sorridendo come non l’avevo mai vista. Happiness, il punto più alto della parabola di una ben coltivata contentezza quotidiana.
“Thanks God” ho risposto io, spostandomi la mano sulla fronte.