Ma quale è il tuo vero lavoro? Art Workers Italia: riconoscere l’arte come lavoro

Può sembrare un sogno, ma è un lavoro. Nel 2021 il riconoscimento del lavoro nell’arte, contemporanea soprattutto, non riceve la giusta importanza e considerazione da parte di chi di dovere. Si parla di arte sempre come un concetto astratto, di cui non si considerano né capacità né effetti sull’economia. L’arte non è da ammirare e basta, l’arte non è “anche” un lavoro: l’arte è un lavoro e come tale necessita di riconoscimento.

 

Il primo ostacolo con cui ci scontriamo è l’invisibilità delle lavoratrici e dei lavoratori dell’arte contemporanea – nonostante siano proprio loro a rendere possibile l’esistenza di opere, grandi eventi, mostre e progetti culturali di rilevanza educativa e sociale per tutta la comunità. Per questo gli obiettivi di Art Workers Italia sono il riconoscimento delle professionalità, la regolamentazione dei rapporti di lavoro, la redistribuzione delle risorse, la riforma e il ripensamento delle logiche dell’intero settore. AWI si ispira a movimenti che in passato si sono mossi in modo simile, con la peculiarità di strutturarsi come gruppo informale e apartitico secondo una logica inclusiva e orizzontale. Sentiamo l’urgenza di raccogliere queste esperienze e portarle avanti in dialogo con realtà affini in Italia e all’estero.

 

A Milano, il gruppo informale AWI – Art Workers Italia, si batte per la difesa dei diritti dei lavoratori del mondo dell’arte. Lo scorso venerdì 30 aprile, ha organizzato al Piccolo Teatro Aperto una serie di eventi-dibattito su Il lavoro dei sogni/ Il sogno del lavoro: una giornata dedicata al riconoscimento del lavoro nell’arte. Hanno preso parte all’iniziativa singoli e istituzioni dal ruolo rilevante nel settore: Anna Franceschini (artista e ricercatrice), Iolanda Ratti (conservatrice del Museo del 900), Vincenzo Estremo (art writer e docente alla Naba), Cecilia Guida (docente dell’Accademia delle Belle Arti di Brera). L’idea collettiva che l’arte non generi lavoro, comunemente detto Con l’arte non si mangia, è un retaggio culturale frutto di scelte errate anche nel campo dell’istruzione ed educazione all’arte. La novità di questo dibattito sta proprio nel tema stesso del dibattito. Si parla di arte, di musei, dei diritti degli artisti e di come sostenere i lavoratori in pandemia, ma con grande difficoltà si sente parlare del riconoscimento dell’arte come lavoro. Il primo maggio di quest’anno vuole essere quindi un punto di svolta, anzi, la prima volta in cui i lavoratori si appellano al diritto di riconoscimento del proprio mestiere. AWI, insieme ad Acta, l’associazione dei freelance, ha avviato un’indagine di settore, i cui primi risultati sono stati resi pubblici al Piccolo Teatro Aperto. La richiesta di riconoscimento ha avuto la sua formalizzazione in una lettera che AWI ha inviato al Mic, il Ministero Italiano della Cultura, grazie all’aiuto di Alessandra Donati (avvocata e consulente AWI), Franco Broccardi (commercialista e consulente AWI), Roberto Rampi (senatore) e Marco Minoja (Direzione Cultura Comune di Milano) e il Coordinamento Spettacolo Lombardia.

AWI aveva già chiesto al Governo Italiano, dall’inizio della pandemia:

• l’introduzione di forme di [sostengo economico di base] che siano congrue alla gravità della situazione;

• l’estensione delle misure già previste dal decreto “Cura Italia” a coloro che non godono ancora di alcun [ammortizzatore sociale], condizione che interessa la maggior parte delle persone che operano nel settore in quanto soggette a contratti di lavoro intermittente, di prestazione occasionale o che difficilmente raggiungono il numero minimo di giornate contributive necessarie;

• la conferma degli stanziamenti previsti dal Mic a beneficio di progetti ed eventi la cui realizzazione era prevista per il 2020/2021 e, laddove necessario, la riallocazione per attività di ricerca e produzione, rivedendo i termini e le condizioni che potrebbero confliggere con la necessità di contenimento della pandemia;

• il riconoscimento di sgravi fiscali e contributivi quali la proroga del saldo 2019 dell’imposta dell’anno in corso, la sospensione dell’acconto contributi “Gestione Separata” per le forme di lavoro autonomo sia in regime forfettario che ordinario, la sospensione degli indici sintetici di affidabilità ISA, nonché la calmierazione degli affitti – tramite credito d’imposta – per associazioni no profit e i locali a destinazione produttiva – ad esempio gli [studi d’artista];

• la regolamentazione della politica dei [compensi] relativa alla produzione di contenuti digitali e on-line.

Seguiamo AWI su Instagram e Facebook per rimanere aggiornati sulle iniziative per difendere i diritti di chi lavora nell’arte. AWI è sempre attivo e promuove iniziative a cui possiamo prendere parte sia online che in presenza, Dpcm permettendo.

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