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Alluvione a Dubai. Cloud seeding: stimolare semplici piogge o creare disastri? 

— di Annachiara De Rubeis

Alle 14:47 del 16 aprile 2024 il cielo di Dubai ha cambiato improvvisamente colore, da azzurro è diventato nero fumo e una forte tempesta si è abbattuta sulla città. Si tratta dell’ennesima pioggia artificiale (o meglio, questa sembrerebbe una delle possibili cause delle tempeste a Dubai), meglio nota come cloud seeding, o inseminazione delle nuvole, che da anni gli Emirati Arabi -ed altri Paesi- utilizzano per fronteggiare il cambiamento climatico e la siccità. I video che stanno scorrendo sui social riguardo all’ultima pioggia artificiale a Dubai hanno riportato una vera e propria tempesta che ha distrutto abitazioni, case, strade e automobili, trascinate dalle correnti. L’impatto è stato tanto forte da aver allagato le piste dell’aeroporto dell’emirato, cancellato centinaia di voli e mandato messaggi di allerta sui cellulari delle persone cui è stato altamente sconsigliato di uscire di casa. L’ultima tempesta di quattro giorni fa ha provocato 18 morti nel vicino Oman.

PRO  Nonostante i meteorologi suggeriscano che l’impatto così forte è causato dalla stessa inseminazione artificiale delle nuvole le autorità negano.

Ma di cosa si tratta allora?

Un team di piloti in sostanza spruzza particelle di sale nelle tempeste di passaggio per stimolare la formazione di più acqua.

CONTRO “No, le inondazioni di Dubai non sono colpa della pioggia artificiale”

Amit Katwala, giornalista per Wired che studia da diversi mesi il caso sugli Emirati Arabi, dice: “Posso dire che se da una parte è vero che il paese ha svolto diverse missioni di cloud seeding questa settimana – ogni anno ne vengono portate a termine più di 300 –, dall’altra è un po’ azzardato affermare che la tecnica abbia causato le inondazioni”, dal momento che “il cloud seeding non è in grado di produrre pioggia dal nulla, ma solo di accrescere la quantità d’acqua già presente nel cielo.”

La colpa dell’alluvione sembrerebbe quindi, secondo il giornalista di Wired, della città di Dubai per la mancanza di infrastrutture necessarie per gestire un tale afflusso d’acqua, per il cemento e il vetro che ricoprono la città e le poche zone verdi, nonché, il cambiamento climatico che provocherebbe tempeste ancora più violente.

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