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Gran San Bernardo persiano VS chihuahua israeliano

Gran San Bernardo persiano VS chihuahua israeliano
— di M. Alessandra Filippi

Il temuto contrattacco israeliano del contrattacco iraniano seguito all’inaudita aggressione dello stato ebraico al consolato iraniano a Damasco, raso al suolo da un missile insieme alla sede dell’ambasciatore e che ha ucciso tredici persone, fra cui il generale Mohammad Reza Zahedi, è arrivato.
Il mondo, da giorni in apnea, ha tirato un fiatone di sollievo, ampio tanto quanto una bolla d’aria in un oceano d’acqua.

Itamar Ben Gvir, leader estremista di destra e ministro della Sicurezza nazionale di Israele, con gergo degno di un tifoso da stadio lo ha definito “loffio”. Ma Ben Gvir, al quale i coloni ebrei devono l’impunità con la quale stanno mettendo a ferro, fuoco e sangue la Cisgiordania occupata, ci ha abituati alle sue uscite da bullo. Le sue ideologie ultra razziste, in testa alle quali c’è il suprematismo ebraico su tutto il resto del mondo, sono ormai sotto la luce del sole.

A Ben Gvir, e al suo governo, sembra non sfiorare il dubbio che questa danza macabra, cercata e perseguita prima di tutto da Netanyahu, sia una partita a scacchi che per ora Israele sta perdendo alla grande, malgrado la propaganda racconti il contrario.
Le centinaia di droni e missili balistici lanciati dall’Iran non sono caduti nel vuoto per insipienza. Lo stato ebraico e i suoi alleati non li hanno abbattuti perché la difesa di Israele è imbattibile ma perché l’Iran ha mancato la rete con la precisa volontà di farlo.

Il gigante persiano è come un Gran San Bernardo che osserva un chihuahua mentre gagnolando stridulo, gli morde le caviglie. Lo guarda, con bonaria e beffarda pazienza, consapevole del fatto che con una sola zampata può sbatterlo al muro, fracassandolo.
Qualcuno avverta il chihuahua Israele che malgrado lo zio d’America, i nonni europei e gli amici arabi, se il suo “avventurismo” proseguirà finirà col svegliare il can che dorme.
E a quel punto saranno ossi duri per tutti, non solo per lui.

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